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venerdì, Novembre 8, 2024

Bagnoli, bonifica Eternit. Schmidheiny rischia 23 anni di carcere

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L’amianto dell’ex Eternit di Bagnoli, a Napoli, verrà rimosso. Mentre c’è grande attesa per la sentenza del processo Eternit bis, nel quale Stephan Schmidheiny rischia 23 anni e 11 mesi di carcere, continuano le operazioni di messa in sicurezza. Ben 37 anni dopo la chiusura dello stabilimento avvenuto nel 1985.

Per 5 giorni il terreno contaminato dell’ex sito industriale verrà portato al porto di Salerno. Da qui verrà caricato su una nave che ha come destinazione l’impianto autorizzato di Harnosand in Svezia. L’azienda che se ne occupa ha previsto un altro viaggio per aprile: il terzo, che completerà la bonifica dall’asbesto.

La notizia è stata comunicata da Invitalia, soggetto attuatore dei lavori di riqualificazione del quartiere di Napoli ovest. Coordinerà e controllerà anche il trasporto, in modalità intermodale gomma/nave.

Parteciperanno l’esecutore dei lavori del Raggruppamento temporaneo di imprese con a capo la società Teorema Spa e 4 compagnie di trasporto su gomma. Nel corso delle attività di trasporto è attivo il sistema di monitoraggio delle fibre presente sia in sito che nelle aree esterne.

Il cemento amianto

L’austriaco Ludwig Hatschek ha brevettato il cemento amianto nel 1901. Lo chiamò Eternit, con riferimento al latino aeternitas (eternità), per la sua elevata resistenza. L’amianto è, infatti, davvero molto resistente e in più di facile estrazione, economico, ignifugo e fonoassorbente. Il materiale perfetto. Purtroppo però altamente cancerogeno e causa di terribili malattie.

Nel 1903 Alois Steinmann acquista la licenza per la produzione e apre nel 1903 a Niederurnen le Schweizerische Eternitwerke AG.

Negli anni ’30 inizia la produzione anche in Italia. Nel 1938 vengono realizzati i primi manufatti amianto-cemento nella fabbrica di Napoli, nel quartiere di Bagnoli.

Si tratta di un quartiere della periferia occidentale di Napoli, che insieme a Fuorigrotta forma la decima municipalità del capoluogo campano. Contraddistinto da una forte e visibile natura vulcanica, fa parte dei Campi Flegrei.

Bagnoli, la strage dell’amianto

L’asbesto fu utilizzato e ha continuato a far ammalare gli operai, i loro familiari e anche i residenti dei quartieri in cui c’erano grandi siti industriali, nonostante si conoscesse ormai la sua pericolosità. Già nei primi del ’900 chi era a contatto con l’amianto aveva notato una maggiore incidenza delle malattie legate all’apparato respiratorio tra i dipendenti. Negli anni ’40 due studi scientifici lo dimostrarono. Eppure le aziende hanno continuato ad utilizzarlo, fino alla messa la bando con la Legge 257 del 1992.

Ora è assodato che la fibra killer causi infiammazioni, asbestosi, mesotelioma e tante altre patologie asbesto correlate che hanno spesso, purtroppo, esito infausto.

L’Ona – Osservatorio nazionale amianto, tramite il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, continuano la battaglia contro l’amianto. Purtroppo, infatti, nonostante il riconoscimento della malattia professionale per diverse patologie asbesto correlate, e la rendita Inail, senza un lungo procedimento penale non si riescono ad ottenere i giusti risarcimenti dopo una vita di lavoro.

Per questo l’Ona è al fianco delle famiglie con una prima assistenza legale gratuita, con l’assistenza medica e tecnica per le bonifiche. L’avvocato Bonanni ha sempre spiegato, anche nella sua ultima pubblicazione: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia, ed. 2022”, che senza lo smaltimento dell’amianto non è possibile fermare la strage. Secondo il VII Rapporto ReNaM dell’Inail soltanto il mesotelioma ha ucciso negli anni oltre 31mila persone. I dati si fermano al 2018 e non sono completi. L’Ona stima invece, per il 2021, ben 7mila decessi a causa dell’amianto.

Il processo Eternit

Nel 2009, in seguito alle indagini condotte da Raffaele Guariniello presso il Tribunale di Torino, ha inizio il processo contro Stephan Schmidheiny, ex presidente del consiglio di amministrazione, e contro Louis De Cartier de Marchienne, direttore dell’azienda negli anni sessanta (De Cartier è morto nel 2013 a 92 anni). L’accusa li ha ritenuti responsabili delle morti per mesotelioma avvenute tra i dipendenti delle fabbriche Eternit a contatto con l’asbesto.

Il 13 febbraio 2012 il Tribunale di Torino ha condannato in primo grado De Cartier e Schmidheiny a 16 anni di reclusione per disastro ambientale doloso permanente e per omissione volontaria di cautele antinfortunistiche, obbligandoli a risarcire circa tremila parti civili. Il 3 giugno 2013 la pena viene “parzialmente riformata” in appello e aumentata a diciotto anni.

La Corte d’Appello di Torino ha inoltre disposto il risarcimento alla Regione Piemonte di 20 milioni di euro e di 30,9 milioni di euro per il comune di Casale Monferrato. Il 19 novembre 2014 la Corte di Cassazione, però, ha dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale, annullando le condanne e i risarcimenti in favore delle parti civili.

Bagnoli, processo Eternit bis Napoli

Nel 2012 ha inizio invece il processo Eternit bis, diviso in 4 tronconi. Quello incardinato a Napoli, di primo grado, è alle fasi conclusive. Durante la scorsa udienza il pubblico ministero ha chiesto per l’unico imputato 23 anni e 11 mesi di reclusione. La sentenza è prevista il 6 aprile 2022.

(foto estrapolata da sito di Invitalia)

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