L’Arca dell’Alleanza è da sempre considerata uno dei misteri irrisolti dell’umanità. Dove si trova? Tesi, prove e conclusioni.
Arca dell’Alleanza: il patto con Dio
L’Arca dell’Alleanza. Secondo la Bibbia Dio strinse un patto con l’uomo.
Il simbolo di questo accordo sarebbe una reliquia, andata perduta: l’Arca dell’Alleanza. Essa ha da sempre catturato l’immaginario collettivo e l’interesse di studiosi di ogni parte del mondo, intenzionati a trovarla. Purtroppo tutti i tentativi sono stati vani e il mistero è diventato leggenda.
L’Arca e le tavole consegnate a Mosè
“Farai una tavola di legno di acacia: avrà due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro e le farai intorno un bordo d’oro”.
Questa è la descrizione dell’Arca che troviamo nella Bibbia (Esodo 25-27).
Essa avrebbe dovuto conservare le tavole di pietra contenenti i Dieci comandamenti che dio Dio aveva affidato a Mosè.
Dove si trova l’Arca?
Le ipotesi sono davvero tantissime. Impossibile analizzarle tutte. Cercheremo di percorrere quella che al momento sembra la pista più accreditata.
Una tesi suggerisce che l’Arca si troverebbe in una chiesetta di Axum o Aksum, nella Regione del Tigrè (Etiopia).
In questi luoghi aridi si nasconde un mistero archeologico e teologico, che affonda le sue radici in una tradizione ebraica antecedente alla venuta di Cristo.
La preziosa reliquia sarebbe nascosta all’interno della “Cappella del Tabot” , nel complesso della cattedrale “Santa Maria di Sion”. A farla costruire nel 1950 fu il Negus Hailé Selassié.
Accedere al suo interno è vietato! L’unica persona che può vederla è un sacerdote “guardiano”, addestrato a uccidere a mani nude. Il guardiano non si separa mai da essa fino alla sua morte.
Importanti quesiti sull’Arca
Riguardo al manufatto, qualche domanda sorge spontanea.
E’ mai esistita?
Come e chi l’ha portata in Etiopia?
Che nesso c’è con la regina di Saba?
L’Arca, il ricettacolo dei dieci comandamenti
L’Arca conteneva i Dieci comandamenti. Le tavole della legge erano state toccate dalla mano di Dio e per tali motivi, avrebbe dei poteri enormi. Stando alla leggenda, chi la tocca andrebbe incontro a morte certa, dunque va tenuta nascosta.
Questo spiegherebbe come mai l’Arca sia stata trasferita in Etiopia, in un paese sperduto dell’Africa orientale.
Perché gli ebrei andarono in Etiopia prima di Cristo?
A Gondar, antica capitale imperiale dell’Etiopia e della provincia del Begemde, detta “la Camelot d’Africa”, c’è una fortezza medioevale in cui per secoli hanno dimorato i sovrani etiopi. A testimoniarlo, una incisione della stella di David, sulle mura della costruzione.
Sempre in Etiopia si trova la città di Lalibela (dal nome del suo fondatore), chiamata “La seconda Gerusalemme” .
Tutte le sue chiese sono pregne di riferimenti simbolici. Quella di San Giorgio, scavata tra le colline della città, non solo ha la forma di croce greca, ha addirittura la stessa forma dell’Arca di Noè.
Il termine Tevàh, che in ebraico indica l’Arca di Noè, è lo stesso che indica l’Arca dell’Alleanza.
La costruzione simbolica potrebbe pertanto essere stata costruita per ospitare l’Arca con le tavole.
Falasha: gli ebrei di colore
In Etiopia viveva una comunità che professava l’ebraismo: i “Falasha”.
Chiamati dalla gente del posto gli “ebrei neri” o la “tribù perduta di Israele”, essi si fanno chiamare “Beta Israel” cioè “la casa di Israele” e sostengono di essere i discendenti di Menlelik.
I Falasha praticavano dei riti che prevedevano sacrifici animali da offrire a Dio. Consuetudini abbandonate dagli ebrei fin dal VII sec. A.c .
Questo importante riferimento cronologico fa intendere che gli “ebrei neri” sarebbero arrivati in Etiopia almeno sei/ settecento anni prima di Cristo.
Chi portò l’Arca a Gerusalemme?
Gerusalemme è la città santa di tre religioni: cristianesimo, islam, ebraismo.
Nel Monte del Tempio, nota come “Spianata delle moschee”, si trova la Cupola della Roccia, il terzo luogo islamico più sacro dopo Mecca e Medina.
Al suo interno è custodita la Pietra della Fondazione e da qui, stando alla religione islamica, il profeta Maometto sarebbe asceso al cielo.
Prima della sua edificazione, 2500 anni fa, al suo posto sorgeva l’antico Tempio del Re Salomone.
Tale dettaglio ha destato la curiosità degli archeologi, i quali si sono concentrati su altri importanti reperti. Nel corso degli scavi hanno trovato ad esempio il Sancta Sanctorum, il recesso più remoto del tempio, il cui interno ospitava con ogni probabilità l’Arca perduta.
Nel 70 d.C. il tempio venne distrutto dai romani, ma l’Arca non fu mai trovata.
Nessun testo ha mai parlato del prezioso reperto (il più importante secondo l’Antico Testamento), nemmeno al momento della distruzione del primo tempio, avvenuta nel 587 a.C per mano dei babilonesi.
Per trovarne tracce scritte dovranno passare 1700 anni, quando un manoscrivo etiope, il Kebra Nagast, svela dei particolari molto intriganti. Il testo asserisce che a portarla sarebbe stato Ebna la-Hakim, detto Menelik, figlio di Re Salomone e di Bilqis, la Regina di Saba.
Come è arrivata l’Arca da Gerusalemme in Etiopia?
Settant’anni prima dell’invasione babilonese, Manasse (709 a.C-643 a.C) divenne Re di Giudea (regnò dal 687 a.C. al 642 a.C.).
La Bibbia lo descriveva come un eretico, perché aveva osato portare degli idoli pagani all’interno del Sancta Sanctorum.
Ovviamente, lasciare l’Arca accanto ai simboli pagani era considerato un’eresia. Il Kebra Nagast riporta che l’Arca sarebbe stata portata da Israele in Egitto, proprio per evitare una tale “contaminazione”.
Qui, sull’Isola Elefantina (nei pressi di Hassuan), si trova un antico tempio ebraico risalente al VII a.C., le cui dimensioni corrispondono perfettamente a quelle del Tempio di re Salomone.
Nel 450 a.C., il tempio venne distrutto e l’Arca fu ancora una volta spostata. Passando lungo le rive del Nilo, questa volta trovò rifugio nel Sancta Sanctorum del monastero Tana Kirkos sul Lago Tana in Etiopia.
Qui, sarebbe rimasta per circa cinquecento anni.
Il nesso con la regina di Saba
Sotto a quello che doveva essere il palazzo della Regina di Saba ad Axum, sono emerse tracce di un altro palazzo preesistente.
L’edificio risale probabilmente al IV o V sec d.C.: un tempo diverso da quello in cui visse la regina di Saba (intono al X sec a.C.).
Era davvero il palazzo della regina? L’età della costruzione suggerisce di no. L’unica certezza è che si tratta sicuramente di una dimora imperiale.
Perché nessuno ha cercato l’Arca in questo edificio?
Al tempo delle Crociate, i Cavalieri Templari stabilirono il loro quartier generale a Gerusalemme, nei luoghi in cui sorgeva il Tempio di Re Salomone.
I Cavalieri erano convinti che l’Arca si trovasse al suo interno e scavarono dei tunnel lunghissimi nel vano tentativo di recuperarla.
Avendo avuto notizia che si trovava in Etiopia, partirono alla sua ricerca. E in effetti, ci sono numerose tracce della loro presenza, tra cui l’emblema della croce templare disseminato un po’ ovunque.
A caccia di Templari
Il sovrano cristiano Prete Gianni (figura probabilmente leggendaria), intentò un processo contro i Cavalieri Templari. Li fece torturare e uccidere accusandoli di sodomia, tradimento, avidità e idolatria.
Costretti a fuggire, i Templari non fecero in tempo a trafugare l’Arca.
Oggi ogni chiesa etiope conserva una copia del prezioso manufatto. I preti di Axum hanno addirittura un “protocollo” per la sua difesa in caso di pericolo.
Esso prevede l’utilizzo di una serie di tunnel segreti che portano verso le montagne più sperdute e inaccessibili.
Conclusioni: l’Arca è in Etiopia?
Bella domanda!
Nessuno può dare una risposta certa.
L’esistenza di “ebrei neri”, di percorsi segreti, di una società incentrata interamente sul culto dell’Arca e di una cappella circondata da un cancello chiuso, dove vive un guardiano “killer”, farebbero supporre di sì.
Riferimenti bibliografici
L’Arca dell’Alleanza oltre la Bibbia. Sulle tracce del sacro tabernacolo, dal Sinai all’Etiopia di Fabrizio Felici Ridolfi
L’ arca dell’alleanza è davero da 3000 anni in Etiopia? Di Marina Ricci e Riccardo Piol