Storia del problema amianto e le patologie asbesto correlate
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Ormai è cosa risaputa che l’amianto, per anni impiegato nell’industria e messo al bando nel 1992, è un cancerogeno chimico. In questo articolo riportiamo tutto ciò che c’è da sapere su una sostanza che tuttora continua a creare gravi problemi alla salute dei cittadini e all’intero ecosistema.
Problema amianto: vari tipi di questa fibra killer
È importante conoscere una serie di informazioni che possono aiutare a difendersi dal rischio amianto. Innanzitutto, esistono vari tipi di amianto, tutti nocivi per la salute, anche se con aggressività e potenzialità diverse nel provocare neoplasie pleuriche. I più usati sono la crocidolite, meglio conosciuta come asbesto azzurro, l’amosite e il crisotilo. Il binomio anfiboli e crisotilo veniva utilizzato per la fabbricazione dell’eternit (cemento amianto).
In Piemonte e precisamente in Val di Lanzo c’era la miniera di crisotilo più grande d’Europa, poi dismessa e bonificata, tanto che tra gli anni ‘80/’90 il nostro Paese era il secondo produttore in Europa della fibra killer.
Quando è stato scoperto che le polveri che sprigiona l’amianto, provocano il cancro?
Dai primi anni del XX secolo si osservò una correlazione tra l’esposizione all’amianto e le malattie polmonari, in particolare l’asbestosi. Si venne a sapere della certezza della relazione tra esposizione alla fibra killer e mesotelioma pleurico peritoneale ci fu tra il ’55 e il 60. Si deve sapere che tutto ciò iniziò da una ricerca scientifica che analizzava la mortalità dei lavorati che prestavano la propria opera in un’industria che produceva proprio materiali in asbesto.
Tra gli anni ’60, ’70 venne registrata un’altissima incidenza di mesoteliomi tra i minatori che estraevamo amianto in Sud africa. Una ulteriore conferma che questo minerale è uno tra i più pericolosi per la salute.
Esposizione e primi sintomi, quanti anni trascorrono?
Le ricerche scientifiche andate avanti negli anni, hanno accertato che le patologie asbesto correlate hanno un lungo periodo di latenza. Per l’asbestosi, infatti, si parla di 10, 15 anni mentre per il mesotelioma addirittura di 20, 40 anni dall’ultima esposizione. E non è tutto. I lavoratori che hanno sviluppato l’asbestosi hanno il 10% in più di ammalarsi di mesotelioma, una forma maligna di tumore che non dà quasi mai via di scampo.
Mentre l’asbestosi colpisce soggetti esposti quasi quotidianamente a grandi quantità di polveri di asbesto, il mesotelioma (tra l’altro la patologia più grave) può essere sviluppato anche da persone non esposte alla fibra killer per lavoro. Per contrarre il cancro è sufficiente entrare a contatto con le polveri anche solo, ad esempio lavando tutte sporche di sostanza cancerogena. Sono stati tanti, tantissimi, infatti, i casi di mogli di lavoratori che ogni giorno erano a contatto con l’amianto che si sono ammalate insieme o poco dopo i loro congiunti.
Stando sempre a quanto sostengono gli studiosi, attualmente sembra non sia possibile sapere e stabilire per le basse esposizioni una soglia sotto la quale il rischio sia nullo. Certamente non basta una sola fibra per uccidere, a quella siamo tutti esposti. Secondo recenti stime, infatti, negli ambienti urbani si registra una fibra di amianto ogni litro di aria.
Quando il contatto è altamente pericoloso?
Ciò che si deve sapere, è che il rischio esiste quando le fibre contenenti asbesto si sfaldano in particelle più piccole, leggere e sottili e con il movimento restano sospese in aria per tempi molto lunghi. Con la respirazione le particelle cancerogene si infiltrano nei polmoni, avvelenando l’organismo. L’amianto dunque ormai è diventato un problema ambientale.
Qual è la differenza tra mesotelioma e asbestosi?
Come riportato dall’enciclopedia Treccani, il mesotelioma
“è una neoplasia che si sviluppa dalle cellule dei foglietti di rivestimento delle cavità sierose (pleura, peritoneo, etc). Ha per lo più un aspetto carcinomatoso. Sono noti anche quadri istologici a tipo sarcomatoide, forme differenziate e composite. Macroscopicamente tendono a svilupparsi in superficie (“a corazza”) invadendo le superfici sierose senza tendenza a infiltrazione. L’incidenza di questo tumore è in forte crescita: segnatamente, il mesotelioma pleurico è correlato all’esposizione all’asbesto, fibra minerale più nota come amianto, con una latenza di 15-45 anni e un decorso di 1-2 anni”.
L’asbestosi è invece una “forma di pneumoconiosi da inalazione di polveri di amianto (o asbesto, in mineralogia, altro nome dell’amianto di serpentino.)”
Problema amianto: ONA e servizi di assistenza
L’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA Onlus e l’Avv. Ezio Bonanni tutelano i diritti di tutti i cittadini e lavoratori esposti e vittime dell’amianto e altri cancerogeni. L’associazione con il pool di tecnici, assiste i cittadini per la bonifica e messa in sicurezza dei siti contaminati (prevenzione primaria). In caso di esposizioni ad asbesto ed altri cancerogeni, si può chiedere il servizio di assistenza medica gratuita (prevenzione secondaria). L’ONA guida la ricerca scientifica in materia di mesotelioma ed altre patologie asbesto-correlate.
Fermo il ruolo della prevenzione primaria, la diagnosi precoce, e le terapie più tempestive, assicurano maggiori chance di guarigione, ovvero di maggiore sopravvivenza a migliori condizioni di salute. L’ONA guida anche il pool di legali, per la tutela di tutti i diritti delle vittime di malattia professionale, tra cui quelle asbesto correlate, per il prepensionamento e l’adeguamento dei ratei pensionistici, con i c.d. benefici contributivi per esposizione ad amianto. Anche i lavoratori che sono ancora privi di malattia, hanno diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto. In caso di insorgenza di malattia professionale, l’ONA avvia il percorso INAIL per l’indennizzo e/o la rendita.
In caso di servizio reso nelle Forze Armate, ovvero in esposizione ad amianto ed altri cancerogeni, nel rapporto di pubblico impiego non privatizzato, la struttura medico legale dell’ONA avvia le domande amministrative di riconoscimento di causa di servizio e quelle di vittima del dovere. Tutte le vittime e i loro famigliari hanno diritto al risarcimento di tutti i danni. In caso di decesso, le somme sono liquidate ai famigliari, loro eredi legittimi.