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martedì, Settembre 10, 2024

Amianto in Calabria: una tragica vicenda

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L’amianto in Calabria è uno dei tanti drammi di questo terribile cancerogeno del 3° millennio. Una vera piaga per l’umanità. In Calabria abbiamo una delle più gravi situazioni italiane. Questa sostanza è responsabile di numerose patologie dell’apparato respiratorio, in particolare il mesotelioma.

L’Osservatorio Nazionale Amianto da anni ormai porta avanti una lunga battaglia a favore delle vittime. Tuttavia, nonostante l’impegno e il riconoscimento dei gravi danni provocati dall’amianto, ci sono regioni che chiudono gli occhi e le orecchie di fronte alla questione.

I responsabili ONA Reggio Calabria, Massimo Alampi, e Cosenza, Giuseppe Infusini, stanno combattendo contro la “cecità” volontaria delle amministrazioni competenti. A partire da quella comunale, per arrivare a quella regionale, nessuno ai ranghi alti si degna di ascoltare le loro richieste. L’invio di mail certificate e contatti telefonici sono caduti nel vuoto, lasciando solo una desolata eco in mezzo ai morti causati dall’amianto e alle lacrime dei loro familiari.

Giuseppe Infusini: “Una missione per tutelare la salute”

«L’Associazione in Calabria è nata nel 2011 e nessuno di noi ha avuto a che fare con parenti colpiti da malattie legate all’amianto. Abbiamo sposato questa causa perché ci sono delle problematiche qui molto importanti. Abbiamo conosciuto delle persone che hanno avuto dei parenti o loro stessi colpiti da questa terribile malattia, il mesotelioma, ed è nato con questo grande scopo di natura morale e istituzionale, di dare supporto alle istituzioni e alla cittadinanza affinché questo problema venga consapevolizzato e gestito nella maniera adeguata», racconta l’ingegnere Giuseppe Infusini, presidente della sezione ONA Calabria.

Com’è entrato a far parte dell’ONA?

«Questa passione è nata sulla scia di una mia importante consulenza tecnica d’ufficio al tribunale di Castrovillari, che riguardava l’ex cementificio della Italcementi. Mi sono interessato a questa materia dal punto di vista scientifico. È stato anche il frutto di una caparbia iniziativa del mio compianto presidente. Era il 1° novembre del 2011. Lui volle contattare l’Osservatorio Nazionale Amianto perché aveva visto che in questa consulenza c’erano tanti aspetti tecnici, giuridici, scientifici, geologici ecc. Siamo andati a Siracusa per seguire un convegno dell’avvocato Ezio Bonanni e poi abbiamo istituito la sezione Calabria qui a Cosenza».

«Dopo è arrivato Massimo Alampi, che si occupa molto più dell’aspetto risarcitorio e ha contatti anche con lo studio Bonanni per eventuali casi particolari da seguire. È molto vicino alle persone che hanno proprio avuto vittime o sono state vittime dell’amianto. A Reggio c’è l’ex officina O.ME.CA, che riguardava la riparazione dei rotabili ferroviari, da cui abbiamo avuto il primo caso riconosciuto di mesotelioma da esposizione in ambiente lavorativo nelle ferrovie. Quindi è nato scientificamente».

«Noi abbiamo lo sportello provinciale qui a Cosenza dove accogliamo una serie di situazioni sia riguardanti persone che si avvicinano per capire come devono bonificare e a chi rivolgersi, sia persone che sono state affette da malattie da amianto da esposizione ambientale. La missione principale è rimuovere le fonti di esposizione, qualunque esse siano, perché sono in grado di liberare amianto e le persone predisposte, più fragili, non se ne accorgono al momento ma a distanza di anni viene fuori questa terribile malattia. Mi è capitato di vedere persone alla nostra associazione e non vederle più l’anno successivo. È terribile. Quando si viene colpiti dal mesotelioma l’aspettativa di vita è questa: da 1 a 2 anni».

La Regione Calabria non risponde sulla questione amianto

«Da quando ci siamo costituiti, non ho mai potuto parlare con le persone che sono a capo della Regione. Istituzionalmente, come ONA, non sono mai riuscito a parlare con il presidente. È una cosa vergognosa! Hanno a che fare con una istituzione, la nostra, che è di tipo scientifico. Noi possiamo dare un supporto alla Regione Calabria per avviare delle iniziative che la legge pone in capo alla Regione stessa e che poi devono essere anche trasferite ai Comuni per la parte di loro competenza».

«Sto cercando di avere un appuntamento con il presidente Occhiuto, che si mostra una persona aperta per quello che sta facendo in campo ambientale, pensavo che avesse uno spazio anche per l’amianto che alla Regione Calabria non c’è. Ho parlato con il Direttore Generale per proporre una convenzione gratuita con l’ONA, per avere la possibilità di rendere validi sotto tutti gli aspetti i documenti prodotti. Ho proposto anche una serie di attività che avrebbero messo a regime a breve e lungo termine la situazione con costi contenuti. In tutto questo, la Regione deve mettere in campo le risorse per i privati, secondo quanto previsto dalla legge regionale e dal PRAC (Piano Regionale Amianto Calabria), decaduto l’8 maggio 2022 quindi siamo in un periodo di vuoto normativo. Questo è un passo importante per avviare le bonifiche».

«Il vero problema è l’assenza di un protocollo ben delineato che dia indicazioni ai sindaci su come muoversi. Quello che ho proposto è un protocollo valido, già attuato in alcuni comuni in collaborazione con sindaci consapevoli della problematica. Si tratta di aspetti che vanno curati e che va fatto con una delibera di giunta e con uno schema, come il PRAC».

PRAC non aggiornato: perché questa grossa mancanza?

«Il PRAC è stato stilato nel 2016 e pubblicato sul Bur nel 2017. A oggi non ci sono stati aggiornamenti. Non voglio usare parole grosse, non voglio dire che sono ignoranti, perché non è così. La situazione nella Regione Calabria deve essere regolata, ci potrebbero così essere anche i motivi di una denuncia per mancanza di atti d’ufficio. Il PRAC è un obbligo di legge, ma passano inosservati anche a livello comunale. Il PRAC ha durata quinquennale e va aggiornato ogni due anni».

«Qui è stato fatto alla svelta per far approvare il piano di gestione dei rifiuti perché devono essere approvati insieme. Il PRAC è molto carente, lo sapevamo, ma eravamo fiduciosi sull’aggiornamento. Sfortunatamente abbiamo avuto in Regione quasi due anni di stasi, per il decesso della presidente Santelli, e da lì poi il cambio di tutti i dirigenti. Se non c’è un progetto politico, non si muove nulla. Il problema ambientale in Calabria è sempre esistito. Ho proposto di aprire uno sportello regionale amianto, avere una persona fisica che dia informazioni, ma non si riesce».

La questione amianto in Calabria è lontana dalla soluzione

«La questione del PRAC è irresponsabile, immorale. Uno strumento che deve governare il territorio e deve dare direttive buone non c’è, è decaduto. Senza Il PRAC, i censimenti, le mappature e tutti i passi necessari, i Comuni non hanno diritto a concorrere per i fondi per le bonifiche. In Calabria i 43 milioni di euro sono stati persi con un’inettitudine spaventosa. Ci sono stati due bandi, noi abbiamo insistito affinché venisse divulgato il più possibile e pochi Comuni hanno partecipato. La Regione ha avuto tempo per promulgare questa iniziativa, ma si è andati oltre la scadenza e i soldi si sono persi. È un grave danno, non tanto economico, quanto di salute».

Non si tratta di un danno solo in ambito lavorativo…

«Il fatto che aumentano i casi di mesotelioma di origine ambientale, quindi non c’è stata esposizione sul posto di lavoro, è gravissimo. Noi dobbiamo fare in modo che bisogna rimuovere le fonti, perché oggi i bambini, i giovani che vivono dove l’amianto è presente corrono un rischio concreto. Credo che la collaborazione con le istituzioni sia fondamentale, perciò io chiedo di essere ricevuto dal presidente Occhiuto. Un’altra iniziativa che ho proposto è una conferenza di sindaci per redigere un documento per la Regione. Tutte le Regioni hanno fatto un telerilevamento ma non tutti i Comuni della Calabria lo sanno. Solo il 30% dei Comuni sono andati in Regione a prendere la pen drive con la mappatura in cui le coperture in amianto sono perimetrate in giallo. Con il telerilevamento e il censimento si può vedere l’amianto “mancante”, smaltito illecitamente, ma con la mancanza di un piano diventa tutto inutile».

«Oltre il censimento, bisognerebbe fare anche il monitoraggio e la valutazione dei rischi per dare un ordine di priorità. Se un edificio pieno di amianto si deteriora in un centro abitato, i rischi sono sicuramente maggiori rispetto a un edificio nelle stesse condizioni in aperta campagna, perché aumenta l’indice di esposizione. La stima del rischio infatti viene proprio da due parametri: lo stato del materiale e il contesto. La Regione è obbligata per legge nazionale a effettuare la ricerca di tutti quegli edifici industriali abbandonati e fare una graduatoria di rischio. Grazie ad alcuni fondi regionali, abbiamo portato avanti un progetto con le scuole per sensibilizzare sull’argomento. I giovani ci hanno dato molta soddisfazione, sono molto più attenti».

Amianto in Calabria, Avv. Bonanni: “Chiediamo bonifica”

«Questo dramma dell’amianto in Calabria è stato trasfuso anche nelle aule dei tribunali. In sede penale e in sede civile e ancora in sede previdenziale. Naturalmente noi abbiamo chiesto e chiediamo la bonifica integrale e totale dei luoghi di lavoro e dei luoghi di vita. Paghiamo ancora le vecchie esposizioni, che provocano ancora traumi, malattie e morte. Finché non ci sarà la bonifica e ci saranno nuove esposizioni, ci saranno purtroppo nuove malattie e nuovi decessi nei prossimi 30, 40 e 50 anni visti i lunghi tempi di latenza».

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