Stroncato da un cancro polmonare da amianto
Raddoppiata la rendita INAIL grazie all’Avv. Ezio Bonanni
Quarant’anni a contatto con polveri di amianto e altri veleni che gli hanno provocato un cancro polmonare. Un danno biologico per malattia professionale che l’Inail raddoppia, dopo il ricorso presentato dall’Avvocato Ezio Bonnani, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. L’Istituto, infatti, ritenendo aggravato il danno di integrità psicofisica, con un provvedimento, ha aumentato la rendita INAIL sulla base percentuale di invalidità del 75%. L’INAIL è stato pertanto condannato all’adeguamento dei ratei di rendita alla percentuale di invalidità accertata pari all’85%.
Questa in sintesi la sentenza pronunciata dal Tribunale di Cremona nei confronti degli eredi di Aldo Clerici, avvelenato dalle polveri d’amianto. L’uomo è deceduto a seguito di un mesotelioma. Una ‘bestia’ che gli ha distrutto la vita, strappandolo prematuramente dall’affetto dei propri cari.
La storia di un uomo che ha lavorato privo di mascherine protettive, esposto ogni giorno a polveri e fibre
Aldo Clerici ha lavorato per un totale di quasi 40 anni sempre a contatto con veleni. Pur cambiando diversi datori di lavoro ha prestato la sua professionalità rimanendo sempre a contatto con un cocktail mortale. Quale era il suo ruolo? Sui generatori di vapore, quello di scoibentare e ricoibentare l’amianto che avvolgeva le tubature e il generatore, nell’ambito di lavori di appalto che venivano eseguiti dalla ditta dalla quale l’operaio specializzato era alle dipendenze. Non solo. Clerici, incosciente della tossicità delle sostanze che inalava ogni giorno, utilizzava l’amianto nell’impasto con il cemento, e spruzzato sulle pareti e sui pilastri, oppure utilizzato per realizzare l’intonaco. L’operaio utilizzava anche i cartoni o fogli di amianto che ritagliava e sagomava per poi collocarli tra la caldaia e le altre strutture, in modo da evitare che il calore si disperdesse, ovvero, provocasse danni alle opere murarie. L’uomo è stato esposto oltre alle polveri anche alle fibre di amianto.
Per altri 18 anni la vittima è stato un operaio addetto alla produzione di manufatti in cemento amianto, impastando l’eternit friabile con il cemento.
I rischi alla salute per esposizione ad amianto
Aldo Clerici addirittura tagliava con il frullino le lastre e i pezzi di asbesto, senza indossare alcuna mascherina protettiva. Un lavoro che avveniva all’interno di strutture prive di aspiratori, tanto da fare disperdere le polveri anche negli altri reparti. Con la tuta da lavoro, contaminata dal veleno, Aldo Clerici, consumava pasti caldi nella mensa della struttura. Quella stessa tuta che indossava l’operaio, ogni sera la portava a casa per farla lavare dalla moglie.
Nel corso degli anni l’uomo, vittima della fibra killer, ha continuato a stare a contatto con i veleni maneggiando vernici, anelli per frizioni, ferodi per freni, guarnizioni, tubature e impianti in amianto.
Una vita insomma quella dell’operaio, messa ogni giorno a dura prova. Quarata lunghi anni esposto a veleni, senza alcuna precauzione che gli hanno distrutto l’esistenza, portando via dagli affetti più cari dopo una lunga agonia.
I servizi dei volontari dell’osservatorio nazionale amianto
“Il mesotelioma della pleura è una neoplasia mortale. Il danno è sempre del 100%. In caso di decesso la rendita INAIL spetta alla vedova. Il lavoratore malato di mesotelioma ha diritto all’immediato pensionamento.
Se il danno biologico è inferiore al 16%, ma quantomeno pari al 6%, – spiega l’avvocato Ezio Bonanni – il lavoratore esposto all’asbesto ha diritto ad ottenere il riconoscimento dell’indennizzo del danno biologico (indennizzo Inail in un’unica soluzione). In ogni caso, il lavoratore ha diritto al rilascio della certificazione sulla base dell’art. 13 co. 7 L. 257/92, quindi con accredito maggiorazioni contributive amianto e prepensionamento. Per i lavoratori già in pensione – conclude l’esperto legale – vi è il diritto all’aumento della prestazione pensionistica INPS”.