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martedì, Settembre 10, 2024

Amianto e nesso di causalità, Bonanni: “Pietà verso Caino, ma giustizia per Abele”

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Il nesso di causalità tra l’esposizione all’amianto e le patologie asbesto correlate ancora al centro del dibattito giuridico e scientifico. L’occasione è stata l’interessante e ben riuscito convegno che si è tenuto questa mattina, 30 maggio 2022, al Salone Valente del Tribunale di Milano, moderato dal Prof. Massimo Lucidi.

Il titolo dell’evento organizzato dall’Osservatorio nazionale amianto e dal suo presidente, all’avvocato Ezio Bonanni, con il patrocinio dell’Ordine degli avvocati di Milano, è: “Rischio amianto: prevenzione del danno e tutela delle vittime”.

Nesso di causalità, Bonanni: “Pietà verso Caino, ma giustizia per Abele”

Subito l’avvocato Bonanni ha riassunto in una frase quello che è un desiderio, ma anche un obiettivo suo e dell’Ona di “considerare l’importanza della pietà verso Caino, ma anche ottenere giustizia per Abele”. E i lavoratori esposti all’amianto e le famiglie delle vittime, giustizia non l’hanno avuta, se non singolarmente e dopo lunghi ed estenuanti procedimenti giudiziari. Men che meno in sede penale dove dimostrare la responsabilità di certi datori di lavoro e di alcuni comparti delle Forze Armate che hanno utilizzato l’amianto quando già se ne conosceva la pericolosità, senza prevedere neanche misure di protezione e senza informare gli operai o i militari, è davvero difficile. Il fenomeno è ben delineato nel “Libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“. I dati relativi invece al mesotelioma sono consultabili nel VII Rapporto ReNaM dell’Inail.

Panasiti: “Il fine non giustifica i mezzi”

Bonanni ha quindi lasciato la parola alla presidente della nona sezione penale del Tribunale di Milano, Mariolina Panasiti, magistrato specializzato in processi per reati ambientali.

“Se non ci fosse l’Ona – ha premesso – nessuno parlerebbe dei morti per amianto e patologie asbesto correlate: un grosso peso per la comunità e per le coscienze anche se non particolarmente rilevante a livello numerico. Se non ci fosse l’Ona le vittime sarebbero soltanto numeri all’interno di statistiche che nessuno andrebbe a guardare”.

Ha ricordato poi come prima del 1992, anno della messa al bando dell’amianto, c’erano anche normative che obbligavano all’utilizzo dell’asbesto in tantissime strutture, come materiale antincendio. “Dopo 30 anni – ha continuato – il problema si è in parte spostato, perché vero che ci sono siti contaminati, ma ormai la sensibilità è tale per cui la fabbrica come era una volta non esiste più. Ora il problema è ambientale: il nostro patrimonio immobiliare è intriso da amianto, ma su questo la normativa è carente”.

mariolina panasiti - nesso di causalità
La presidente della nona sezione penale del Tribunale di Milano, Mariolina Panasiti. Dietro il Dott. Maurizio Ascione

È poi giunta al nocciolo della questione affrontata oggi: “Gli uffici inquirenti hanno tentato negli ultimi anni delle interpretazioni lodevoli, arrivandovi anticipando la soglia di punibilità, ravvisando nei reati di omicidio colposo individuando l’omissione e interpretandola in senso quasi di reato di pericolo e non come reato di evento, e cercando di lavorare sul nesso di causa difficile da provare se c’è un periodo di latenza di 50 anni. In questo periodo di latenza ci può stare tutto. Soprattutto per quelle di inquinamento ambientale, nelle strutture dove si prestava attività lavorativa, fin quando la scienza non ci dà una lettura specifica. Il nesso di causalità, però, nel diritto penale deve essere necessariamente provato, il fine non può giustificare i mezzi. È un principio fondamentale dello Stato di diritto e della democrazia”.

Nesso di causalità: come rispondere alle famiglie che chiedono giustizia

Ha quindi spostato la risposta da dare alle famiglie che chiedono giustizia su una possibile revisione della legge o sull’individuazione di norme più stringenti.  Si può fare molto con le bonifiche, di strutture pubbliche e private. Con la giurisdizione civile, con il fondo per l’amianto, attraverso anche il risarcimento diretto da parte dello Stato.

Nonostante il sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Maurizio Ascione, fosse d’accordo con la presidente Panasiti, ha sottolineato nel suo intervento come si tratti di una materia dolorosa. E come “i limiti insuperabili per ragioni giuridiche debbano comunque trovare una soluzione che vada oltre, attraverso una soluzione a tutti i livelli. Paesi come Francia e Germania liquidano le vittime con una certa somma destinata a chi dimostra di aver lavorato in siti contaminati. Qualcosa bisogna fare, i principi del diritto, non possono significare la messa da parte dei diritti di Abele. Questo non toglie neanche il dovere di investigare questioni ambientali, che non riguarda solo gli operatori chiusi per decenni in una fabbrica”.

Nesso di causalità, Bonanni: “Va distinto caso per caso”

L’avvocato Bonanni, se pur sottolineando il rispetto per ogni sentenza ha preso la parola per argomentare quanto sostenuto sul nesso di causalità. “Si è detto che in sede penale ci sarebbe l’impossibilità di raggiungere una certezza. Non sono d’accordo, dobbiamo distinguere da caso a caso. Proprio per raggiungere la prova oltre ogni ragionevole dubbio bisogna indagare al meglio. Anche la Cassazione penale, se pur raramente, ha confermato condanne o annullato l’assoluzione. Va distinto caso per caso. È chiaro che in sede civile rileva il principio del più probabile che non”.

massimo lucidi-nesso di causalità
L’avvocato Ezio Bonanni con il prof. Massimo Lucidi che ha moderato il convegno

De Marinis: “Condotta omissiva è responsabilità”

Lo stesso professor Nicola De Marinis, consigliere presso la Corte di Cassazione, lo ha confermato. “In tema di omicidio colposo tra lavoratori esposti ad amianto con malattie polmonari, pur non potendo dire con certezza quando è nata la malattia, non viene meno la tutela del diritto”. In sede civile in primis, perché “fa agio il comportamento omissivo rispetto alle misure di sicurezza. Se la situazione di pericolo c’è e tu datore non ti sei adoperato a contenerla è quello che conta. Il pregiudizio c’è stato e a quella condotta si può attribuire una responsabilità alla causazione del danno. Questa è la tendenza anche sul versante previdenziale”.

Il prof. Nicola De Marinis

Soffritti: “La copertura scientifica c’è”

A chiarire il quadro arriva, come spesso accade la scienza, quella valida a livello accademico. Gli studi condivisi in tutto il mondo e pubblicati nelle sedi opportune. Ne sono convinti il professor Morando Soffritti e il Dott. Paolo Ricci, ctu per la Procura.

 “Ci sono due coperture scientifiche – ha iniziato il suo intervento Soffritti con una prima stoccata – una basata sui dati e poi un’altra basata sulla diffusione del dubbio. Coloro che si propongono di mettere continuamente in discussione insinuando il dubbio hanno una forza che gli altri non hanno”. Negli anni 70 uno studio dimostrò che tutte le fibre di amianto erano cancerogene. Immediatamente fu contrastato con la teoria che il crisotilo non fosse in realtà dannoso. Soltanto anni più tardi tutti si convinsero del contrario.

Il secondo concetto che viene dibattuto è quello della pericolosità delle le esposizione cumulative e cioè che tutte le esposizioni contano nella formazione della malattia. “Questo – ha continuato il professore – è sotto gli occhi della criticità del secondo plotone”.

“La giustizia deve uscire da questo buco nero”

“Abbiamo studiato, però, gli effetti tossici di esposizione ad amianto. Con i dati alla mano possiamo dire che tutte le fibre producono la stessa incidenza di tumori. E che con dosi più alte il periodo di latenza è più breve, e con dosi più basse la latenza più lunga. Quando si pretende di voler sapere il momento in cui si manifesta il tumore non ci sono strumenti che possano dirlo”.

“Il discorso che avevo preparato era diverso – ha concluso – ma mi premeva dimostrare che la copertura scientifica c’è. La giustizia deve trovare il sistema per uscire da questo buco nero”.

Dello stesso avviso è stato Paolo Ricci, che si è detto “sorpreso del fatto che aleggia l’idea che la comunità scientifica sia divisa, cosa che non è. Vuol dire che i difensori di Caino hanno fatto un ottimo lavoro.

Ribadisco quello che ha detto Soffritti: le affermazioni che hanno valore scientifico non sono affermazioni ‘ex cathedra’, che non hanno fondamento in termine di letteratura scientifica. La teoria multistadio – ha dichiarato poi entrando nel merito – ci dice che il processo neoplastico non è un colpo di pistola. Le cose sono più complesse, il tempo che passa tra il colpo di pistola e la malattia è lungo. Ma ha un suo ordine. La teoria multistadio ci dice che ci troviamo di fronte un processo per cui la cellula, secondo stadi progressivi si modifica fino ad arrivare, dopo tanti anni alla sua malignità.

Ricci: “Paradossale che 4 studi non autorevoli insinuino il dubbio”

La difesa non ha interesse a dirlo, che esiste un ordine biologico che lega l’esposizione e la malattia mentre in realtà questo ordine esiste e questa teoria multistadio è assolutamente un consolidato. Troneggia in uno dei principali testi di chirurgia medica. Chi ha approfondito la cancerogenesi trova il massimo dell’evidenza scientifica e non è possibile che 4 studi che non hanno la stessa autorevolezza possano mettere in crisi qualcosa che è assolutamente pacifico. È veramente paradossale.

È possibile individuare una finestra in cui siamo ragionevolmente sicuri che certe cose siano avvenute. Questa finestra del non prima e non dopo è possibile identificarla e posso sovrapporla al tempo in cui le figure di garanzia avevano una responsabilità oggettiva”.

Minniti e Leone sulla responsabilità amministrativa

I professionisti Gabriele Minniti e Angelo Leone, consiglieri dell’Ordine degli avvocati di Milano si sono soffermati sulla responsabilità amministrativa degli enti e sugli ecoreati. Anche qui Minniti ha spiegato come in ambito scientifico si dibatta sull’inizio della patologia concludendo che “per il passato l’unica risposta che può dare lo Stato è quella di risarcire le vittime di amianto. Per il presente e per il futuro per evitare altri disastri è invece necessario prevenire. Le norme ci sono già, ci dicono già chiaramente come deve operare il datore di lavoro per garantire la sicurezza.

Aspetto che va migliorato – ha continuato – è proprio quello della responsabilità amministrativa degli Enti. Se si coinvolge l’Ente e lo si responsabilizza per organizzarsi a rispettare tutte le normative sulla sicurezza allora credo che si potranno ad ottenere risultati migliori ed evitare disastri.

Pretendere che il datore di lavoro bonifichi, anche grazie a sgravi fiscali, contributi, ma se non lo fa allora a quel punto si può agire penalmente”. Ha quindi parlato del “modello gestione e controllo” da rendere obbligatorio per legge. Per poter beneficiare di finanziamenti pubblici e privati.

L’avvocato Leone si è soffermato sugli ecoreati che rientrano ora nel codice penale e sull’importanza della tutela dell’ambiente, diventato principio costituzionale che supera anche la questione economica.

nesso di causalità

Fondamentali sono stati anche gli interventi del Dott. Roberto Pellegrini, che ha spiegato cosa significhi oggi “Comunicare la sostenibilità” nei nostri giorni e dell’avvocato Giuseppe Colucci che ha partecipato attivamente all’organizzazione dell’evento. Il suo intervento è stato mirato al “nesso di causalità e la responsabilità civile in materia di danni da amianto”.

L’Ona da anni si batte per le vittime amianto e per la prevenzione realizzando anche una App per le segnalazioni. Offre poi una fondamentale consulenza gratuita. Questo convegno si aggiunge a tanti altri organizzati nel tempo che hanno contribuito a mantenere alta l’attenzione sulla strage silenziosa.

L’evento ha avuto come partner “Labor Network” e “The Map Report”.

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