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martedì, Aprile 22, 2025

Amianto nelle Forze Armate: la battaglia postuma di Francesco Maria Cairo e la condanna del ministero della Difesa

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IL MINISTERO DELLA DIFESA CONDANNATO A RISARCIRE LA VEDOVA DI UN EX MILITARE, DECEDUTO A CAUSA DI MESOTELIOMA PLEURICO DOPO L’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO DURANTE IL SERVIZIO DI LEVA

Una vita spezzata dall’amianto

Francesco Maria Cairo era nato a Lamello, un piccolo comune della provincia di Pavia e aveva trascorso gran parte della sua esistenza a Segrate (Milano). Uomo dedito al lavoro e alla famiglia, aveva sempre vissuto con senso del dovere, senza mai immaginare che un’esperienza vissuta da giovane avrebbe compromesso irrimediabilmente il suo futuro.

Arruolato nell’Esercito nel luglio del 1968, Cairo era stato assegnato come meccanico di mezzi corazzati alla Scuola della Motorizzazione, un’importante struttura formativa situata a Roma. Successivamente, era stato trasferito al Centro Addestramento Unità Corazzate di Capo Teulada, in Sardegna, una delle principali aree di esercitazione dell’Esercito Italiano e di altri Paesi, utilizzata per l’addestramento con veicoli blindati e carri armati.

In entrambi i contesti, aveva trascorso oltre un anno in ambienti altamente contaminati da polveri e fibre di amianto, impiegato nella riparazione e nella manutenzione di mezzi militari. L’asbesto, allora largamente utilizzato per le sue proprietà ignifughe e isolanti, si trovava ovunque: nei freni, nelle guarnizioni, nei rivestimenti dei veicoli e persino nelle infrastrutture delle caserme. Senza alcuna protezione né consapevolezza del rischio, Cairo aveva inalato quotidianamente le fibre tossiche che si liberavano nell’aria durante gli interventi di smontaggio e riparazione.

Terminata la leva nel settembre del 1969, aveva intrapreso la carriera di meccanico, continuando la sua vita ignaro del pericolo a cui era stato esposto. Per decenni, la malattia era rimasta silente, senza manifestare sintomi evidenti. Solo nel 2019, all’età di 71 anni, era arrivata la diagnosi che avrebbe stravolto il suo destino: mesotelioma pleurico, una forma aggressiva di tumore legata esclusivamente all’inalazione di fibre del pericoloso minerale.

Amianto e mesotelioma: una connessione evidente

A quel punto, la connessione tra la malattia e il periodo trascorso nell’Esercito era divenuta evidente. L’amianto, impiegato in modo massiccio nelle Forze Armate fino agli anni ’90, aveva avvelenato migliaia di militari senza che nessuno li avesse adeguatamente informati o protetti.

Con l’aiuto dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale amianto, l’ex militare aveva deciso di intraprendere un’azione legale contro il ministero della Difesa per ottenere il riconoscimento dello status di vittima del dovere e i benefici previsti per i militari esposti alla sostanza nociva.

Purtroppo, non ha fatto in tempo a vedere l’esito della sua battaglia: nel febbraio del 2022, Cairo si è spento, lasciando alla moglie Rita Vaghi il compito di proseguire la sua lotta.

La sentenza del Tribunale di Milano: il ministero della Difesa condannato

Il Tribunale, nella sua pronuncia definitiva, ha stabilito che: «l’infermità del Sig. Cairo Francesco Maria (mesotelioma pleurico) è conseguenza dell’esposizione a polveri e fibre di amianto subita nel corso del servizio militare dal 11.07.1968 al 7.09.1969, quale meccanico di automezzi; per gli effetti, condanna il Ministero della Difesa al pagamento in favore di Vaghi Rita, quale erede di Cairo Francesco Maria, dell’equo indennizzo».

La sentenza, firmata dal giudice Paola Ghinoy, riconosce così ufficialmente il diritto della vedova di Francesco Maria Cairo a ottenere un risarcimento, sancendo una responsabilità chiara da parte dello Stato per l’esposizione a un pericolo letale durante il servizio militare.

Il commento del presidente ONA 

«Francesco Maria Cairo si sentiva tradito dallo Stato come uomo, cittadino e militare perché, nell’assolvere un dovere, si è gravemente ammalato e, pur consapevole di dover morire, era determinato ad ottenere i suoi diritti. Finalmente giustizia per un uomo valoroso», dichiara l’avvocato Ezio Bonanni.

Una vittoria che non cancella il dramma delle vittime dell’amianto

Questa sentenza rappresenta una vittoria importante, ma non cancella il dramma di chi, come Francesco Maria Cairo, ha visto la propria vita distrutta dall’amianto.

L’Osservatorio Nazionale Amianto continua a portare avanti la battaglia per i diritti delle vittime, chiedendo maggiore tutela per coloro che hanno servito il Paese e che, per anni, hanno subito la pericolosa esposizione al “nemico silenzioso”.

«L’ONA è impegnato nella tutela delle vittime e dei loro familiari tramite il sito www.osservatorioamianto.it e il numero verde 800 034 294», ribadisce il suo presidente.

Il caso di Francesco Maria Cairo è l’ennesima prova di una gestione irresponsabile del problema amianto nelle Forze Armate, un problema che ha mietuto e continua a mietere vittime.

Ora, la sua famiglia ha ottenuto giustizia, ma resta una domanda: quante altre persone dovranno ammalarsi prima che il Paese si assuma pienamente le sue responsabilità?

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