IL TRIBUNALE DI TERAMO, CON LA SENTENZA N. 449/2024, HA CONDANNATO L’INAIL AL PAGAMENTO DI CIRCA 150MILA EURO IN FAVORE DELLE EREDI DI DIONISIO MERLI, EX MACCHINISTA DELLE FERROVIE DELLO STATO, DECEDUTO A SOLI 64 ANNI A CAUSA DI UN ADENOCARCINOMA POLMONARE PROVOCATO DALL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO. LA CAUSA, SUPPORTATA DALL’AVV. EZIO BONANNI, PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO (ONA), RAPPRESENTA UNA VITTORIA PER LE VITTIME DELLE MALATTIE PROFESSIONALI E SPIANA LA STRADA NEL RICONOSCIMENTO DI PATOLOGIE ASBESTO-CORRELATE ANCHE PER I LAVORATORI FUMATORI. OLTRE AL RISARCIMENTO PER I RATEI ARRETRATI E ALLA RENDITA DI REVERSIBILITÀ PER LA VEDOVA, LA SENTENZA RICONOSCE ANCHE LE PRESTAZIONI AGGIUNTIVE DEL FONDO VITTIME AMIANTO
La storia di Dionisio Merli, vittima dell’amianto
Dionisio Merli nato a Colonnella (TE) nel marzo 1947 ha lavorato nelle Ferrovie dello Stato per ventisette anni, fino al suo pensionamento nel 2001. Il lavoratore aveva prestato servizio come macchinista in vari impianti ferroviari, tra cui il Deposito Locomotive di Pescara, Ancona, Alessandria e il Presidio Condotta di San Benedetto del Tronto.
Le sue mansioni lo portavano quotidianamente a stretto contatto con i componenti delle locomotive, molte delle quali erano coibentate con l’amianto. Questo materiale, usato per le sue proprietà ignifughe, rivestiva sia l’involucro esterno sia alcune aree interne delle locomotive, esponendo i lavoratori a un rischio elevato di inalazione di polveri nocive.
Merli era impegnato anche nella manutenzione ordinaria delle locomotive, occupandosi del controllo degli impianti frenanti e termici e delle riparazioni. Le operazioni di smontaggio e rimontaggio dei pannelli contenenti asbesto, insieme all’assenza di dispositivi di protezione, favorivano la dispersione di polveri pericolose nelle cabine di guida (prive di aspiratori) e in altri spazi. Nonostante la messa al bando del minerale con legge 257/92 (entrata in vigore il 28 aprile 1993) le Ferrovie completarono la bonifica solo negli anni 2000, lasciando il personale esposto al rischio.
Nel dicembre 2009, la malattia si manifestò con dolori al petto e difficoltà respiratorie. Poco dopo, nel gennaio 2010, arrivò la diagnosi di adenocarcinoma polmonare, che in breve tempo peggiorò, portandolo alla morte il 20 agosto 2011.
La vicenda legale e la sentenza
Nel novembre 2010, Merli aveva tentato di far riconoscere la malattia come professionale, ma l’INAIL aveva respinto la richiesta, attribuendo la causa al fumo di sigaretta. Nel 2020, la vedova Liviana Tattoni e la figlia Olga, supportate dall’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, avevano presentato un ricorso RG n. 1106/2020).
La difesa aveva sottolineto il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e il tumore polmonare, richiedendo l’applicazione delle prestazioni previste dal d.lgs. 38/2000 e dal Fondo Vittime Amianto (L. 244/07).
L’INAIL aveva cercato di difendersi, ribadendo che l’origine della malattia fosse legata a fattori extralavorativi, come il fumo di sigaretta e che l’esposizione al minerale cancerogeno fosse stata minima e sotto i livelli di rischio.
Durante il processo, è emerso tuttavia che tutte le locomotive in uso durante la carriera di Merli erano rivestite con amianto. Fattore che effettivamente lo aveva esposto a concentrazioni elevate di fibre e a rischi notoriamente associati a tumori del polmone e altre patologie asbesto-correlate.
Un giusto riconoscimento
La perizia tecnica del consulente nominato dal Tribunale ha evidenziato il nesso tra l’esposizione prolungata e l’insorgere della malattia. Le testimonianze dei colleghi hanno confermato l’uso di eternit nelle guarnizioni, nei rivestimenti e nelle cabine, che diventava volatile nelle normali operazioni quotidiane e contaminava l’ambiente di lavoro. Inoltre, la sinergia tra il killer silente e altri cancerogeni presenti nell’ambiente ferroviario ha amplificato il rischio, facendo del lavoro di macchinista una delle attività più esposte alla sostanza.
Il 24 ottobre 2024, il Tribunale di Teramo ha quindi riconosciuto la correlazione tra il tumore polmonare e le condizioni lavorative di Merli, condannando l’INAIL al risarcimento per malattia professionale, la rendita reversibile alla vedova e le prestazioni del Fondo Vittime Amianto, per un totale di circa 150mila euro.
L’avv. Bonanni ha sottolineato l’importanza della sentenza, spiegando che «questa decisione riconosce il carcinoma polmonare come patologia asbesto-correlata anche in lavoratori fumatori, sfidando la posizione rigida dell’INAIL che spesso nega tale nesso, costringendo le famiglie a intraprendere lunghe battaglie legali».
Amianto nelle Ferrovie dello Stato e altre testimonianze epidemiologiche
Nel settore ferroviario, l’amianto è stato largamente utilizzato fin dagli anni ’50, con una graduale coibentazione delle locomotive e delle carrozze. Nel tempo, la sostanza venne usata per rivestire oltre ottomila carrozze, un processo che si è interrotto solo con la messa al bando negli anni ’90 e che ha richiesto anni per la bonifica completa.
Secondo il settimo Rapporto ReNaM dell’INAIL, si contano almeno 696 casi di mesotelioma correlati al settore rotabile, di cui 86 tra i macchinisti. A questi dati ufficiali si aggiungono numerosi casi di tumore al polmone, asbestosi e altre patologie, spesso non pienamente riconosciute.
L’ONA, attraverso il suo servizio di assistenza gratuita e il numero verde 800 034 294, continua a sostenere i lavoratori e i loro familiari nella ricerca di giustizia. Come ha dichiarato l’avv. Bonanni, ora l’ONA avvierà un’azione anche verso l’INPS per ottenere le maggiorazioni contributive e la riliquidazione della pensione di reversibilità per i familiari di Merli.