Nuove indagini per l’amianto nelle case Aler di Milano
Via a nuove indagini sulla presenza di amianto nelle case Aler di Milano.
Il gup Ottone De Marchi, ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal pm lo scorso 8 aprile. Successivamente ha ordinato nuovi approfondimenti sul caso sollevato dall’Osservatorio Nazionale Amianto in merito allo stabile di via Rimini a Milano.
La vicenda nasce con la denuncia del signor R.M., difeso dall‘avvocato Ezio Bonanni, presentata in seguito alla morte della madre per mesotelioma pleurico, malattia riconducibile ad esposizione all’amianto.
L’edificio in questione, di via Rimini 29, faceva parte di un complesso di edifici popolari costruiti dalla società Aler. Lo stesso complesso oggetto di bonifica in base ad un piano disposto in precedenza dal comune di Milano.
Secondo l’ONA l’opera di bonifica, tuttavia, non era avvenuta nel rispetto delle norme necessarie per tutelare la salute dei cittadini. Quindi, il rischio dell’amianto nelle case Aler Milano, continua a persistere.
Infatti gli inquilini, non erano stati informati dei rischi connessi alle operazioni di rimozione e del fatto che le fibre fossero cancerogene.
Pertanto, non avevano provveduto ad allontanarsi dall’abitazione. Il decesso della mamma del signor R.M. Non sarebbe stato l’unico caso tra gli inquilini del complesso di case Aler.
Il Pm riteneva la notizia infondata
Lo scorso 21 ottobre il pm aveva richiesto l’archiviazione del caso, ritenendo la notizia infondata.
L’avvocato Ezio Bonanni aveva presentato atto di opposizione, integrando la memoria difensiva, ritenendo che le indagini del pubblico ministero si fossero incentrate sull’attività lavorativa della signora deceduta e non sulla presenza di amianto nel palazzo di via Rimini in cui ha vissuto per oltre quarant’anni.
Ora, il provvedimento del gup, firmato il 4 novembre, segna una vittoria per l’ONA.
Considerando necessario che il pm approfondisca gli accadimenti oggetto di querela al fine di chiarirne l’esatta dinamica.
Ma in particolare, che si predispongano accertamenti di natura tecnica anche mediante l’apporto di consulenti. In modo da appurare l’effettiva presenza di amianto nello stabile, l’effettivo svolgimento di una bonifica dell’edificio, le modalità e la società responsabile dei lavori.
E allo stesso modo, il rispetto o meno nello svolgimento dei lavori di bonifica delle norme predisposte a tutela della salute degli abitanti, la presenza di una eventuale disgregazione della lastre di eternit.
Infine, verificare anche l’esistenza di un nesso causale tra la presenza abitativa della signora nell’appartamento e la malattia, con particolare riferimento ai tempi di latenza”, si legge nel provvedimento.
“È un accoglimento su tutta la linea, nei termini dell’opposizione che ho formulato, sulla base della non completezza delle indagini preliminari, e che potranno fare piena luce sul rischio amianto in relazione all’utilizzo dei materiali che lo contenevano, nel patrimonio delle case popolari di Milano e della Lombardia, e al tempo stesso permetterà di ottenere giustizia alle vittime, con il risarcimento dei danni, anche per i familiari”, commenta l’avvocato Ezio Bonanni, che è anche legale dei familiari della vittima.