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venerdì, Aprile 19, 2024

Amianto nelle carceri: la pena di morte concessa in Italia

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L’amianto nelle carceri, una triste realtà, ancora da debellare.

L’Italia non ammette la pena di morte nella sua giurisdizione, ma se guardiamo attentamente, la presenza di asbesto nelle carceri allora che comporta?

In ventotto complessi carcerari è presente l’amianto nel fabbricato e negli impianti di depurazione.

Questo killer non si trova solo nelle scuole o nelle fabbriche, ma è all’interno e silenzioso nelle case circondariali italiane.

Lo Stato italiano già ha avuto condanna da parte dell’Unione Europea per i diritti dell’uomo.

Qui non si tratta più di sovraffollamento o trattamenti disumani, i detenuti devono fare i conti anche con l’indistruttibile asbesto.

Amianto nelle carceri: la mappatura di vecchia data

Attraverso la mappatura in possesso dell’Adnkronos rivela numeri spaventosi, circa nel 14% dei penitenziari è presente l’amianto.

I detenuti scontano inconsapevolmente una doppia condanna. Dal nord al sud vi sono carceri che contengono la fibra maledetta, diverse sono le segnalazioni che arrivano dai sindacati.

Una mappatura risalente al 2015 che è stata oggetto anche di un’interrogazione parlamentare presentata a A. Villarosa, deputato del Movimento 5 Stelle.

Nel prospetto presentato in Parlamento si legge della presenza di:

pannelli in eternit presso l’impianto di depurazione e nella canna fumaria della centrale termica

Pannelli presenti nel carcere minorile di Catania, così come negli altri plessi per tutto il paese.

Una terrificante realtà, minimizzano il problema, riassumendo e debellandolo con la dicitura “piccolo quantitativo”.

Amianto nelle carceri: polizia penitenziaria disarmata

L’esposizione all’amianto non riguarda i detenuti, ma anche tutto il comparto di polizia penitenziaria che lavora lì.

Direi una forza di polizia disarmata, che si aggira inconsapevole del rischio che corre per la propria salute.

I sindacati di polizia sono i primi a denunciare questa triste realtà, i quali sono riusciti ad aggiungere anche altri istituti penitenziari colpiti dal killer.

Un elenco lunghissimo, più dettagliato se sono si accogliessero e si facessero le denunce.

Il ministero cerca sempre di sviare il problema, di ridimensionarlo.

Ha dichiarato in quegli anni che le direzioni hanno provveduto ad avviare lo smaltimento, per cui ogni situazione è debitamente sotto controllo.

Tuttavia il ministero scrive compatibilità di risorse disponibili, ciò vuol dire che, qualora non vi siano risorse per procedere il materiale non verrà mai dismesso.

Riqualificazione degli istituti penitenziari

È passato decisamente troppo tempo dall’ultima mappatura, bisogna agire e mettere in norma ogni cosa. La mancanza di fondi è una scusa ormai stra-utilizzata che non ha più nessuna valenza reale e morale.

La necessità di avviare una nuova mappatura è fondamentale per avere un quadro generale in tempo reale.

La riqualificazione degli istituti è fattibile ma avrà tempi lunghi e metodologie da rispettare. Non vi è più tempo, lo smaltimento deve prendere piede.

Sappiamo bene che il picco massimo di manifestazione sono gli anni che vanno dal 2020/2025, non c’è più tempo aggiungerei.

Cerchiamo sempre di arrivare ai limiti di ogni cosa, senza rendersi conto che la prevenzione e il lavoro qui è vita.

Si presentano le prime vittime: appello per le bonifiche e controllo

Nel 2018 si ha una delle prime diagnosi di mesotelioma peritoneale, uno dei tumori riconducibili all’esposizione di amianto.

Una vittima del dovere, che ha lavorato per il suo Paese senza sapere che era il primo a non essere al sicuro.

Un destino abominevole, l’odore di morte riecheggia dietro quelle sbarre.

Una malattia, il cancro, provocata dall’inalazione di polveri di amianto.

L’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA e l’Avv. Ezio Bonanni tutelano i diritti di tutti i lavoratori vittime da esposizione ad amianto.

L’osservatorio dispone di tecnici impegnati nell’assistenza dei cittadini, per la bonifica e la decontaminazione dei siti dalle sostanze cancerogene.

Attraverso l’AppAmianto è possibile segnalare, in modo anonimo, i siti contaminati.

In Italia vi sono ancora 1 milione di siti contaminati, oltre che nelle carceri, anche negli edifici pubblici e privati. Un’applicazione utile per gli enti competenti a tracciare velocemente una mappatura dei siti “hot”.

Per approfondimento: “Il libro Bianco delle morti di amianto in Italia”.

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