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martedì, Marzo 18, 2025

Morta per amianto, abbracciava padre operaio dopo il lavoro

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L’amianto continua a mietere le sue vittime, non solo tra gli operai, ma anche tra i loro familiari. È di questi giorni la sentenza della Corte di Appello di Venezia che ha condannato un’azienda per la morte di una donna: abbracciava il padre operaio dopo il lavoro.

Padre operaio portava a casa le tute cariche di fibre

La ragazzina, quando il padre tornava con la tuta, le mani, i capelli, pieni di polvere di amianto, gli correva incontro come tutti i bambini, per stringerlo. Nessuno aveva informato la famiglia dei rischi legati all’asbesto, non permettendo loro neanche di prendere le precauzioni dettate dal buon senso. La giovane, fino all’età di 18 anni, ha sempre aiutato la madre e la sorella anche per la pulizia dei panni da lavoro del padre operaio e negli anni ha inalato le fibre killer.

Padre operaio, la dignosi di mesotelioma

Quando ha scoperto di essersi ammalata di mesotelioma, conoscendo la strage silenziosa perché tanti colleghi del padre avevano contratto negli anni diverse patologie asbesto correlate, ha deciso di fare causa all’azienda in cui il genitore aveva lavorato. La Prodotti Cemento amianto spa di Vigodarzere, poi fusa nella Edilit spa, dovrà pagare ai familiari della donna 700mila euro.

La donna deceduta a soli 57 anni

La signora, infatti, è deceduta nel 2017, a soli 57 anni. Il procedimento civile è stato, poi, portato avanti dai familiari. “Giustizia è stata fatta – ha dichiarato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, che segue tante cause simili – ma nessuno ridarà a questa famiglia il loro caro, morto prematuramente a causa dell’amianto. Per questo insisto tanto sulla prevenzione primaria, è necessario evitare ogni esposizione e procedere, quindi, con le bonifiche”.

Padre operaio, dimostrato il nesso causale

Con la sentenza di primo grado, nel 2019, il tribunale di Venezia rigettò il ricorso della famiglia, assolvendo i responsabili dell’azienda. Gli avvocati della difesa sostennero che non era provato il nesso causale tra il decesso e l’esposizione all’amianto.

La Corte d’Appello non è stata dello stesso parere. La donna ha dimostrato che inalò le fibre d’amianto portate dal padre in casa, anche attraverso diverse testimonianze. La donna non sarebbe mai più stata a contatto con l’amianto. Il mesotelioma pleurico che purtroppo le è stato fatale è comparso 40 anni dopo l’esposizione: è proprio questo il periodo medio di latenza di questa patologia. È stato, inoltre, accertato che gli operai non erano informati dei rischi e lavoravano senza i più elementari dispositivi di protezione.

Troppe vittime, necessaria la prevenzione primaria

L’amianto causa ancora ogni anno in Italia 7mila vittime. Provoca, infatti, il mesotelioma, ma anche il tumore del polmone e tante altre malattie. Non solo per il lungo periodo di latenza, ma anche per le mancate bonifiche che mettono a rischio anche chi non ha mai lavorato con l’asbesto. L’avvocato Bonanni ha spiegato il fenomeno ne: “Il libro bianco delle vittime amianto in Italia – ed. 2022“. Per completare la mappatura dei siti contaminati è possibile utilizzare la App dell’Ona per segnalare i luoghi con presenza del minerale.

Solo di qualche giorno fa la notizia della morte della moglie di un altro operaio dell’amianto. Anche la donna aveva inalato le fibre portate a casa dal marito in particolare con le tute di lavoro che poi lavava.

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