Una famiglia sterminata dall’amianto killer quella dell’operaio di Castellammare di Stabia morto per mesotelioma nel 2016. La moglie e i figli hanno vinto il ricorso che condanna Fincantieri e la Sait ad un risarcimento milionario, grazie all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto, ma negli anni hanno vissuto tanti lutti legati alla fibra killer. (Leggi qui la sentenza).
Una vita segnata dalla morte di ben 6 persone care a causa dell’asbesto. Abbiamo parlato con il figlio del 73enne.
“Fincantieri all’epoca – ci ha raccontato al telefono – non aveva a disposizione alcune maestranze, come quella dei coibentatori. Per questo si rivolgeva alla Sait di Napoli per questi lavori di coibentazione in cui veniva utilizzato amianto. Questo materiale è infatti insonorizzante e anche ignifugo, perfetto per le navi”.
Amianto killer, grave pericolo per la salute
Purtroppo però l’amianto è anche cancerogeno. Alcuni studi ne riconobbero la pericolosità per l’essere umano già negli anni ’70. Nonostante questo le aziende hanno continuato ad utilizzarlo fino al 1992, anno in cui è stato messo al bando con la Legge 257.
Le morti da amianto continuano ad aumentare sia per la presenza della fibra killer negli edifici, fu infatti utilizzato molto in edilizia, sia perché le malattie si sviluppano anche decine di anni dopo l’esposizione. L’avvocato Ezio Bonanni lo ha denunciato in diverse pubblicazioni e ha raccolto i dati aggiornati ne “Il libro bianco per le morti di amianto in Italia – ed. 2022”.
Amianto killer, morti anche i fratelli e le nuore dell’operaio
“Il cognato di mio padre – ha continuato il figlio di Angelo – fu scelto come caposquadra e chiamò a lavorare i due cognati (tra cui mio padre), e i figli.
Mio padre vedeva morire i suoi colleghi e abbiamo iniziato ad avere paura. Poi i lutti colpirono anche la nostra famiglia, in modo devastante. Prima morì mio zio, poi sua moglie. Era lei che il venerdì, proprio come ha fatto mia madre per una vita, sbatteva la tuta da lavoro di mio padre e la metteva in lavatrice. Ha inalato le fibre killer e le sono state fatali.
Stessa sorte è toccata, purtroppo, ad un altro zio e sua moglie. Infine anche a mio cugino, che aveva soltanto 52 anni, che è venuto a mancare una decina di anni fa. Lasciò tre figli giovanissimi, uno di loro non era ancora maggiorenne. Mio padre è stato il sesto”.
Inenarrabili le sofferenze di chi resta
“I miei cugini – ha aggiunto con amarezza, ma con grande dignità – vivono nel terrore. Ogni 6 mesi effettuano tutti i controlli. E’ difficile da capire per chi non ha vissuto tutto questo. Noi questa paura la viviamo come figli, per nostra madre prima di tutto che ora è anziana, e anche per noi. Abbiamo sempre visto la tuta di papà, accantonata con gli altri panni, in attesa di essere lavata”.
L’uomo, che preferisce rimanere nell’anonimato, si sofferma poi sulle fasi della malattia. Il mesotelioma si è manifestato nel luglio del 2015. “Mio padre in quel periodo ha cominciato a lamentare gonfiore allo stomaco. Non riusciva più a digerire. Poco dopo ha iniziato a sentirsi male. Qualche mese dopo la terribile diagnosi e un’aspettativa di vita di 4 mesi. Tanto è sopravvissuto. Abbiamo dovuto guardarlo consumarsi e spegnersi. Diventare sempre più piccolo, lui che è sempre stato molto magro, tanto che a mani nude andava a posizionare le lastre di amianto in ogni pertugio”.
Amianto killer, l’ONA chiede le bonifiche
Una testimonianza dura, a tratti commovente, che dimostra quanto l’amianto sia pericoloso e subdolo. Quanto sia importante bonificare ogni luogo che lo abbia contenuto.
L’ONA cerca in ogni modo di sensibilizzare gli Enti preposti e ha realizzato anche una App apposita per dare la possibilità ai cittadini di segnalare la presenza dell’amianto killer e scongiurare l’esposizione. Solo così si potranno ridurre negli anni le patologie asbesto correlate, che per ora continuano a crescere, come riportato nel VII Rapporto ReNaM dell’INAIL.