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martedì, Gennaio 14, 2025

Amianto Killer a Roma: la condanna a Roma Capitale

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Un’altra pagina nera è quella della cronaca che coinvolge la città e il Comune di Roma. Attendono ancora giustizia i familiari di vittima di amianto, un umile lavoratore morto nel 2004. Nessun risarcimento alla moglie e al figlio, che chiedono giustizia. La Corte di Appello ha condannato Roma capitale all’ indennizzo di sole “61 mila” euro. L’Osservatorio Nazionale Amianto, di cui è Presidente l’Avvocato Ezio Bonanni, annuncia il ricorso in Cassazione, per chiedere un risarcimento adeguato.

Un lavoratore a cui rendere giustizia

Si tratta di un dipendente comunale, il Sig. Armando Cecconi, stroncato da un mesotelioma all’età di 58 anni. Da quanto emerge dalla sua drammatica storia, l’uomo è stato esposto per diversi anni a fibre e polveri di amianto. Risalendo alle mansioni svolte, questo iniziò a lavorare presso il Comune di Roma dal 1970 al 71 come netturbino, successivamente nel CEU (Centro elettronico unificato) fino al 1984, come addetto allo smistamento della posta nella sede di via dei Cerchi; e per finire altri lunghi dieci anni, fino al 1994, come commesso manutentore presso la stessa sede. Dunque, mansioni e compiti differenti sì, ma aventi come comune denominatore un alta esposizione ad amianto. A soli due anni dalla diagnosi di mesotelioma epitelioide alla pleura, che ha portato alla morte dell’uomo, avvenuta il 14 agosto del 2004.

La mancata attuazione della legge

Il Comune di Roma, non si è mai attenuto all’obbligo di legge circa l’adozione di misure preventive a tutela della salute dei lavoratori (D.P.R 303/1956). Nel 1992 ci fu una graduale sostituzione dei materiali nocivi, con altri meno pericolosi, per l’ambiente e la salute. La malattia ormai aveva già cominciato il suo decorso.

 L’Osservatorio Nazionale Amianto, di cui è Presidente l’Avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia Cecconi, con le seguenti parole ha spiegato:

L’amianto era ovunque nelle tubazioni, nelle guarnizioni di impianti termici e, in generale, sugli impianti tecnologici”

Il lavoratore si espose dunque quotidianamente ad amianto, entrandovi in contatto per via dell’attività di manutenzione degli impianti, come hanno confermato le attente perizie del CTU antecedenti la sua morte.

Un dramma familiare

Una famiglia umile e monoreddito la loro, travolta da questo infausto evento che oltre all’incolmabile perdita, ha fatto precipitare anche la loro situazione economica. Toccanti le parole espresse dal figlio della vittima, Emanuele, che all’età di soli 24 anni si è trovato orfano di padre, unica fonte di sostentamento della famiglia. A quell’epoca infatti il ragazzo dovette rinunciare ai suoi sogni e insieme alla madre, la Sig. Giovanna Colasanti, furono costretti a vendere casa a causa del mutuo.

La condanna a Roma Capitale

Arriva dalla Corte di Appello la condanna a carico di Roma Capitale. Questa ha negato ogni sorta di responsabilità nel caso oggetto di critica discussione, finendo di liquidare ai parenti della vittima un indennizzo di sole 61.434,96 euro.

L’Osservatorio Nazionale Amianto, che da anni si balle e sostiene le vittime di amianto, ha ribadito che sono chiare le evidenze ed il legame tra malattia ed esposizione ad asbesto che la vittima ha avuto nel corso della sua vita professionale.

L’avvocato Ezio Bonanni, ha annunciato il ricorso in Cassazione. Si sta battendo affinchè la vedova e il figlio del povero defunto ottengano un adeguato e degno risarcimento, che tenga conto del danno economico arrecato alla famiglia Cecconi, ma anche dell’infinito dolore che tale lutto ha potuto comportare.

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