La storica sede Rai di Viale Mazzini a Roma, famosa per la maestosa scultura in bronzo del “cavallo morente” di Francesco Messina si prepara a subire una ristrutturazione completa. Tuttavia, dietro questa trasformazione si nasconde una lunga e dolorosa storia legata alla presenza di amianto, che ha colpito direttamente la vita di dipendenti, tra cui Marius Sodkiewicz, deceduto lo scorso maggio per mesotelioma e Franco Di Mare.
Rai di Viale Mazzini e presenza di amianto
L’edificio di Viale Mazzini, costruito tra il 1962 e il 1965 su progetto dell’architetto Francesco Berarducci, rappresenta un esempio emblematico di architettura moderna italiana, caratterizzato dal suo schema planimetrico dinamico e dalla corte interna con giardino. Adornato dal celebre “Cavallo morente” di Francesco Messina, il palazzo, il primo interamente in acciaio a Roma, è stato restaurato più volte nel corso degli anni. La sede è stata vista come un simbolo di modernità e innovazione architettonica. Tuttavia, come molte strutture dell’epoca, l’amianto, ampiamente utilizzato per le sue proprietà isolanti e ignifughe, l’ha resa una trappola mortale. Marius Sodkiwicz, e Franco Di Mare, scomparsi a causa del mesotelioma lo scorso maggio, sono due casi emblematici del rischio asbesto.
Il minerale era presente in matrice friabile, principalmente sopra il controsoffitto artistico in metallo del piano terra, che comprendeva grandi ambienti di rappresentanza come la Biblioteca e la Sala degli Arazzi.
Bonifiche e interventi di sicurezza
Le prime operazioni di bonifica dell’asbesto nell’edificio erano iniziate negli anni 2010-2012.
Per l’occasione, il cantiere di bonifica era stato diviso in due aree d’intervento, così da permettere la normale attività di lavoro, in particolare garantire l’accesso alla Sala S. Chiara e alla Sala B. Gli interventi si erano tuttavia rivelati più complessi a causa del controsoffitto artistico, che ha richiesto particolari attenzioni. Purtroppo, la bonifica non è stata sufficiente a garantire la completa sicurezza dei dipendenti. Sodkiewicz, ad esempio, aveva segnalato la presenza del minerale sgretolato durante le bonifiche, e criticato la mancanza di adeguate misure di prevenzione tecnica e protezione individuale.
Ora si indaga per omicidio colposo sulla sua morte. L’inchiesta era stata aperta in origine per lesioni colpose, ma il reato si è poi aggravato dopo la morte. In relazione alla morte dell’ex dipendente, il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, avv. Ezio Bonanni aveva dichiarato: «La morte di Sodkiewicz, che solleva anche interrogativi sulla sicurezza sul lavoro e la responsabilità delle istituzioni, è una delle tante e dolorose testimonianze delle conseguenze devastanti dell’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro».
Anche Franco Di Mare, che lo scorso novembre 2023 aveva moderato l’evento ONA “Amianto e Uranio, in guerra e in pace: ricchezza e povertà dall’energia alla salute“, alla Regione Lazio, aveva aspramente criticato la condotta della ex Mamma Rai. Il giornalista, che aveva respirato le fibre killer durante le missioni nei Balcani, aveva chiesto ripetutamente il suo stato di servizio, per supportare la diagnosi, ma non aveva ricevuto risposte.
Amianto e uranio impoverito: un cocktail esplosivo
I giornalisti Rai, impegnati al seguito delle missioni, per rendere il loro servizio pubblico, hanno subito esposizioni sinergiche. Infatti, l’uso dei proiettili all’uranio impoverito in alcuni teatri, come quelli Balcanici, è all’origine della morte di Franco Di Mare. Per il nesso di causalità, in materia di uranio impoverito, si applica il principio della presunzione. Infatti, ciò è sancito espressamente dagli artt. 1078 e 1079 del DPR 90/2010 e art. 603 del D.lgs 66/2010. Ciò è stato recentemente confermato da Cassazione, Sezione Lavoro, sent. n. 9641/2024.
Rai amianto: la difesa legale per le vittime
Nei mesi scorsi, l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, aveva intrapreso azioni legali contro l’azienda, denunciando la mancanza di protezione per i lavoratori esposti all’amianto. In risposta alle accuse, l’Amministratore Delegato Roberto Sergio aveva fornito documentazioni che attestavano la sicurezza degli ambienti di Viale Mazzini. Tuttavia, il recente annuncio del cambio di sede per permettere la bonifica dell’asbesto sembra dare ragione a chi sosteneva la presenza del minerale pericoloso negli edifici.
Per questi motivi, quindi, oltre alla prevenzione primaria attraverso la bonifica, è necessaria anche la tutela giuridica e anche risarcitoria. Tra le tutele, anche quelle previdenziali, indennizzo e il prepensionamento INAIL. Inoltre, in questi casi sussiste al diritto del risarcimento del danno amianto. Il diritto al risarcimento sussiste anche in caso di semplice e sola esposizione all’amianto. Sussiste, infatti, anche il diritto al risarcimento anche in assenza di danno biologico. Così, Cassazione, Sezione Lavoro, n. 19623/22.
Nuova bonifica dell’amianto e progetto di ristrutturazione
Il piano di rinnovamento di Viale Mazzini ha adottato criteri moderni e sostenibili, allineando le nuove esigenze ambientali e di sicurezza sul lavoro. L’inizio del cantiere è previsto per la fine del 2024, con una durata stimata di almeno due anni. Sarà la prima volta che la sede centrale della tv pubblica italiana resterà vuota, segnando un momento importante nella storia architettonica e mediatica del Paese. I lavori attuali mirano a rimuovere completamente questa sostanza nociva. Particolare attenzione riguarderà la salvaguardia dell’opera d’arte di Gino Marotta, estesa su 11.000 mq, che adorna il soffitto.
La nuova sede a Via Alessandro Severo
Durante i lavori di ristrutturazione, la Rai trasferirà temporaneamente le sue attività in via Alessandro Severo, nella zona Eur/Ostiense, nel palazzo ex Wind all’angolo con Cristoforo Colombo. Questo spostamento provvisorio permetterà di eseguire gli interventi in sicurezza, garantendo al contempo la continuità delle trasmissioni e delle operazioni aziendali.
Un’amara vittoria
Nonostante la vittoria ottenuta con la bonifica dell’amianto e l’avvio del progetto di ristrutturazione, resta un’amara consapevolezza. Il trasferimento temporaneo delle attività della Rai e le enormi risorse impiegate per la bonifica e la ristrutturazione testimoniano la gravità della situazione e danno ragione a chi ha sempre sostenuto la pericolosità del minerale. «Purtroppo c’è ancora amianto nella sede Rai di viale Mazzini in Roma. Il trasferimento della sede è tardivo, visto che per anni tutti i dipendenti hanno lavorato in un luogo con amianto. Meglio tardi che mai. Ora l’ona prosegue nella tutela delle numerose vittime. Non solo di mesotelioma», dichiara l’avv. Ezio Bonanni.
Questa esperienza dovrebbe fungere da monito per tutte le istituzioni, affinché la sicurezza e la salute dei lavoratori siano sempre prioritarie.