Amianto e sport, un terribile connubio che persiste ancora oggi: 30 anni dopo la messa al bando del minerale con la legge 257 del 1992. In tantissimi impianti sportivi, anche a Roma, costruiti prima del 1993, infatti, l’asbesto è ancora presente. Le bonifiche non sono mai partite, se non in singoli Comuni o in singoli luoghi. Non esiste una mappatura aggiornata ed esaustiva.
Ne ha parlato ieri il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, in un servizio andato in onda sul TGR Lazio.
“Le stesse scuole hanno palestre in amianto e sono 2400 quelle contaminate in tutta la Penisola. Per quanto riguarda gli impianti sportivi ne abbiamo censiti 32 a Roma e 44 nel Lazio, ma sono centinaia in tutta Italia. È importante che il governo se ne occupi”.
Il presidente Ona da sempre denuncia i danni causati dall’amianto. La fibra killer causa in primo luogo il mesotelioma e poi tutta una serie di patologie asbesto correlate. Tutto è ben spiegato nel “Libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“.
Impianti sportivi, l’implosione del velodromo
Ruggero Alcanterini, presidente del Comitato nazionale italiano fair play, è enetrato nello specifico con un caso emblematico, quello del Velodromo: “Il 24 luglio 2008 il drastico boom, la distruzione con 120 kg di tritolo. Da allora il magnifico Velodromo dei XVII Giochi olimpici di Roma è soltanto un ricordo… Ne rimangono i rottami della pregiata pista e tanta volatile micidiale polvere d’asbesto in un degradato deserto di oltre sette ettari. Quale la ratio di tutto ciò? Del danno irreparabile al patrimonio storico e del grave disastro ambientale? In sospeso ci sono progetti per la costruzione di otto palazzi…
Quattordici anni fa è stato cancellato brutalmente un pezzo fondamentale della storia olimpica, dell’architettura del Novecento, dello sport italiano e romano”.
Altri siti contaminati
“Al degrado – ha aggiunto il presidente del Cnifp – frutto dell’incapacità di gestire e della incompetenza culturale, che ha ridotto in agonia anche lo Stadio Flaminio e il Palazzetto Tiziano, ora oggetto di un primo tardivo intervento riparatorio, si aggiungono l’Ippodromo di Tor di Valle. Come pure la cattedrale incompiuta come la Vela di Calatrava a Tor Vergata e il disarmo strisciante delle Capannelle.
Analogo destino stanno subendo le scheletrite torri di Cesare Ligini, medesimo architetto progettista del Velodromo, che si specchiano nel Lago all’Eur, altro luogo di sport olimpico con la Piscina delle Rose, assediato dalla fatiscenza dei ponti e delle strutture di supporto. Poco più in là, il Palazzo dei Congressi, altro luogo olimpico (Torneo di Scherma e Assemblea Olimpica nel 1960), ormai soppiantato dalla Nuvola di Fuksas e bisognoso di recuperare giusto ruolo e dignità”.
Vedi il servizio del TgR Lazio a questo link.