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lunedì, Dicembre 2, 2024

Amianto: gli usi meno conosciuti della fibra

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La fibra amianto è stato ampiamente usato nel XIX e XX secolo grazie alle sue sorprendenti proprietà, alla sua versatilità e al basso costo.

Purtroppo negli anni, il minerale ha sortito effetti devastanti in termini di salute.

Ormai si è infatti dimostrato che il materiale causa cancro polmonare maligno, mesotelioma e una malattia chiamata asbestosi.

Quando pensiamo all’utilizzo dell’amianto, solitamente lo associamo all’isolamento delle tubazioni o alla costruzione di edifici. 

Era infatti un minerale popolare tra i costruttori e i produttori per via della sua buona resistenza alla trazione, resistenza al fuoco, convenienza e assorbimento acustico.

In realtà, nel suo periodo di massimo splendore, la fibra killer trovò impiego nella fabbricazione di numerosi prodotti, non solo nel settore edile.  

Una tovaglia magica

Una delle storie più interessanti sull’uso dell’amianto vede come protagonista Carlo Magno, imperatore dei romani e re dei Franchi nel ‘700.  

Si dice infatti che possedesse una tovaglia di amianto, che rimuoveva dopo ogni festa per poi gettarla nel fuoco.  

I presenti sussultavano nel vedere che la tovaglia rimaneva intatta.  

Assistendo a degli spettacoli così strabilianti, molti dei suoi seguaci si convinsero che Carlo Magno avesse poteri magici e questo non fece che aumentare la sua fama.

Moda: Capi di abbigliamento in fibra amianto

L’amianto è stato impiegato come rivestimento nei tessuto e in indumenti come stivali, tute antincendio, giacche e guanti. 

Uno dei racconti più famosi sull’uso insolito dell’amianto nella moda, riguarda Benjamin Franklin.  

All’età di 19 anni, Franklin si recò in Inghilterra e portò con sé una borsa di amianto.  

Qui, la vendette a un collezionista di oggetti di storia naturale, Sir Hans Sloane

La collezione di Sloane fu successivamente donata al British Museum e la borsa si trova ancora lì.

Le solette in fibra amianto

Lo slogan di una vecchia pubblicità recitava “le solette in amianto di Albert fanno sentire felici i tuoi piedi”.  E ancora “i calli possono essere staccati subito, le borsiti sono ridotte, l’infiammazione eliminata e il cattivo odore dei piedi sudati scomparirà immediatamente”.

La scarpa di fibra amianto

Oltre alle solette, esisteva pure un modello di scarpa in amianto, “The Original Moulders”.  Queste calzature dall’aspetto elegante erano contrassegnate come “ignifughe“.

Salute e bellezza?

Prima di conoscerne il potenziale letale, l’amianto ebbe un certo successo anche nell’industria della salute e bellezza: dentifrici, prodotti per il trucco e  talco per i bambini, sono solo alcuni degli esempi.

Dentifrici: le capacità abrasive della fibra amianto 

Dopo la seconda guerra mondiale, quando l’uso dell’amianto era in forte espansione, le aziende elaborarono nuovi brevetti per il suo utilizzo il più rapidamente possibile.

In particolare, si commercializzò un dentifricio che usava le fibre di amianto come abrasivo in grado di rimuovere le macchie dai denti. Lo slogan recitava: “dandy per i tuoi denti”.

Asciugacapelli a cappa rivestiti di fibra amianto 

L’amianto era un ritardante di fiamma economico e facilmente reperibile.  

Ricordate i famosi asciugacapelli a “cappa” degli anni ‘50?

All’epoca non c’era salone di bellezza che non li utilizzasse.

Erano infatti perfetti per realizzare le tipiche acconciature a nido d’ape o bouffant

Ebbene, poiché l’elemento riscaldante all’interno degli asciugacapelli a cappa rappresentava un pericolo di incendio, si pensò di rivestirli con la fibra killer.

Ciò avrebbe scongiurato il pericolo incendi e protetto i clienti da ustioni accidentali.

Peccato che a causa dell’usura, l’amianto nell’isolamento diventasse ben presto friabile.

Il che significava che le singole fibre di amianto potevano facilmente staccarsi dal materiale circostante ed essere inalate.

Neve finta

A partire dagli anni ’30, fini agli anni ‘50, l’amianto divenne uno dei materiali favoriti per realizzare una neve finta bianca e soffice.

La neve di amianto consentiva di creare delle  decorazioni natalizie realistiche, pertanto sia le abitazioni private, sia le vetrine dei negozi erano piene di crisotilo.

Anche in questo caso, si preferì usate la fibra all’ovatta o agli altri ornamenti decorativi, perché non rischiava di prendere fuoco.

La finta neve di amianto ebbe un ruolo di primo piano sui set di Hollywood, tra cui Il mago di Oz”.  

Maschere antigas

In Gran Bretagna, tra il 1935 e il 1942 si fabbricarono circa venticinque milioni di “Respiratori di servizio generale” ad uso militare.

Le maschere antigas ad uso civile, prodotte a partire dal 1937 contenevano crisotilo o crocidolite.  Dopo il 1942 e fino al 1965 circa si realizzarono circa tre milioni di “Respiratori leggeri”.  Alcuni di questi  contenevano crocidolite.

Oltre a rappresentare un serio pericolo per chi le indossava, si diffuse l’abitudine di esporre le maschere nelle scuole o nei musei.

Per tali motivi, nel 2013 il Joint Union Asbestos Committee invitò a rimuovere i reperti della seconda guerra mondiale.

Filo chirurgico

Come detto, dopo la seconda guerra mondiale, l’uso dell’amianto esplose.

Anche la medicina trasse vantaggio dalla fibra, per via della sua flessibilità, trazione ed elevata resistenza. 

I chirurghi ad esempio, iniziarono ad utilizzarla per chiudere le ferite dei pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca e polmonare.

Ironia della sorte, uno dei primi interventi chirurgici in cui si utilizzò questo filo fu proprio quello delle operazioni ai polmoni, dopo la seconda guerra mondiale.

Amianto ad uso ornamentale

I primi usi conosciuti dell’amianto risalgono al 2500 aC circa, quando il materiale veniva impiegato nella produzione dell’argilla

Si utilizzava infatti una miscela di alluminio-silicate per realizzare oggetti di uso domestico, come ciotole e pentole. Quasi tutte le principali civiltà si diedero a questa pratica, per la produzione di pezzi ornamentali e utensili.

Articoli per la casa

In età moderna, sempre per via delle sue proprietà di protezione dal calore e dal fuoco, si utilizzò amianto negli articoli per la casa.

Nello specifico, si poteva trovare negli elementi di protezione dal calore dei ferri da stiro, nella carta da parati, come pittura murale, nei telefoni, nelle cassette dei servizi igienici, come sottopavimento e per prodotti come il linoleum.

Inoltre, serviva per produrre candeggina e altri prodotti per la pulizia.

Filtri per sigarette

Nel 1954, la P. Lorillard Company, produttrice di sigarette Kent, eseguì alcuni test.

Grazie a una microscopia elettronica, si cercò di  determinare se i filtri Micronite rilasciassero fibre di amianto nei polmoni dei consumatori. 

Lo studio rivelò che fumare una confezione di Kent Micronite originale al giorno, avrebbe esposto un fumatore a 131 milioni di fibre di crocidolite.

Utile precisare che ogni filtro conteneva 10 mg di amianto.   

Tuttavia, l’azienda non si curò delle proprie scoperte, continuando a produrre altri 4 miliardi di sigarette nei successivi 18 mesi prima di cessare la produzione nel 1957.

In aggiunta, Lorillard mantenne segreti i risultati del test, senza mai avvisare i propri clienti del danno che probabilmente avrebbero subito.

In effetti, molti consumatori di sigarette Kent Micronite, sperimentarono complicazioni di salute in età avanzata a causa dell’esposizione all’amianto.  

Perché usare l’amianto nelle sigarette? 

I produttori ritenevano che la fibra aumentasse la sicurezza delle sigarette e che avesse addirittura effetti benefici per la salute.

A riprova di questa convinzione, si propagandò il consumo di sigarette Kent, che, grazie al loro filtro, avrebbero rappresentato “la più grande protezione della salute nella storia”.

Conclusioni

L’amianto è un materiale che viene ancora utilizzato in molte parti del mondo, malgrado esistano solide prove della sua attività cancerogena a livello dei polmoni e del mesotelio (pleura e peritoneo). 

Nonostante la maggior parte degli studi e la classificazione dello IARC lo includono tra le forme cancerogene di cui andrebbe abolito l’uso, come è stato fatto in Italia dal 1992, la strada da percorrere è ancora lunga.no

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