Amianto fibrosi nella pleura e nei polmoni
Amianto fibrosi colpisce la pleura e i polmoni. Sono gli organi bersaglio delle fibre dei minerali di asbesto, sinonimo di amianto. Queste fibrosi dei polmoni causano asbestosi e, nella pleura, le placche pleuriche e ispessimenti pleurici da amianto. Inoltre, queste infiammazioni possono evolvere in malattie neoplastiche. Infatti questi fenomeni infiammatori possono evolvere nel tumore dei polmoni e nel mesotelioma pleurico.
È indispensabile evitare di esporsi all’amianto (prevenzione primaria) e bonificare le aree contaminate. Questo è lo scopo dell’Osservatorio Nazionale Amianto e dell’Avvocato Ezio Bonanni. Inoltre, per chi è già stato esposto si raccomanda la sorveglianza sanitaria (prevenzione secondaria) così da avere la diagnosi precoce. In questo modo, è possibile tenere sotto controllo lo sviluppo di eventuali neoplasie.
Infine le vittime e i loro familiari devono tutelare i loro diritti (prevenzione terziaria). Per questo l’ONA e l’Avv. Bonanni hanno istituito il servizio di consulenza gratuita legale e medica.
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Amianto fibrosi: descrizione della malattia
Tutte le esposizioni ad amianto, oltre a provocare fibrosi della pleura e dei polmoni, hanno attività cancerogena. Quindi sono la causa di cancro, come il tumore della pleura, del polmone (adenocarcinoma e microcitoma) e del tratto gastro-intestinali.
La fibrosi pleurica è l’infiammazione della pleura, provocata dalle fibre di amianto nei polmoni. Le fibre di asbesto, sia per contiguità che in seguito a frantumazione con la respirazione, dai polmoni penetrano nello spazio pleurico. In questo modo si manifestano le infiammazioni pleuriche. Nelle infiammazioni più gravi, oltre alla dispnea si manifesta il versamento pleurico essudativo.
Successivamente all’aggravarsi delle infiammazioni si possono sviluppare tumori. Perciò i tempi di latenza della fibrosi pleurica, placche pleuriche e ispessimenti pleurici sono inferiori.
Amianto fibrosi, placche e ispessimenti: diagnosi
I lavoratori esposti ad amianto hanno diritto a essere sottoposti a sorveglianza sanitaria. L’obbligo è a carico del datore di lavoro. In caso di pensionamento, è la ASL a dover effettuare le verifiche tecnico strumentali e le visite di medicina del lavoro. La sorveglianza sanitaria, ex art. 259 D.L.vo 81/2008, permette di provare il danno amianto.
La diagnosi precoce è fondamentale perché permette di estirpare il tumore del polmone prima che si possa estendere e provocare l’irreversibilità del processo cancerogeno. Grazie alla radiografia del torace, si mostrano le aree intorno ai polmoni con bordi nodulari ispessiti che ricordano una foglia di agrifoglio.
In alcune località, la condizione può essere difficile da identificare tramite radiografia. Perciò è la TAC il metodo preferito per diagnosticare questa condizione. Infatti può identificare le placche in qualsiasi parte del torace, anche se non sono calcificate.
I criteri diagnostici specifici per le patologie asbesto correlate sono chiarite da “Asbestos Related Diseases of the Lung and Other Organs“.
Infine, il modo più comune per diagnosticare l’ispessimento pleurico è rappresentato da studi di imaging, come risonanza magnetica a raggi X o scansioni TC. Così si possono rilevare i primi segni di ispessimento fibrotico quando il tessuto cicatriziale ha uno spessore di 1-2 mm.
La fibrosi è il primo stadio del tumore del polmone
Questi fenomeni displasici e infiammatori costituiscono la prima fase della induzione (iniziazione) a cui fa seguito, in alcuni casi, la promozione e la progressione di neoplasie, come il mesotelioma della pleura e, soprattutto, del tumore al polmone.
In quest’ultimo caso, grazie agli strumenti diagnostici, è possibile identificare i segni biologici di esposizione ad amianto, che permettono di marcare la neoplasia come asbesto correlata.
Questo è molto importante nel caso dei lavoratori fumatori, che sono stati esposti ad amianto. Il fumo di tabacco e l’amianto agiscono in modo sinergico, potenziandosi l’uno con l’altro. Dimostrare amianto fibrosi o placche pleuriche e ispessimenti significa, dunque, dimostrare il presupposto dell’esposizione, anche elevata, cioè il nesso causale.
Sintomi della fibrosi pleurica, placche e ispessimenti
La fibrosi diventa clinicamente importante quando coinvolge la superficie pleurica viscerale. La fibrosi pleurica parietale isolata, come con le placche pleuriche correlate all’amianto, non provoca sintomi respiratori o decrementi clinicamente rilevanti nella funzione polmonare. Al contrario, lo sviluppo della fibrosi pleurica viscerale può portare “all’intrappolamento” polmonare con conseguente dispnea e, in alcuni pazienti, insufficienza respiratoria.
Inoltre la fibrosi pleurica limita il movimento dei polmoni. Infatti in assenza di malattia parenchimale associata, i segni clinici possono essere minimi, anche se è rilevabile una compromissione funzionale.
La fibrosi pleurica diffusa: quadro clinico
Nel caso di estensione marcata degli ispessimenti, se lo spessore è di almeno 5 mm con estensione ad almeno il 25% della parete toracica bilaterale o obliterazione di entrambi i seni costo-frenici, si parla di fibrosi pleurica diffusa.
Infatti, in questi casi, oltre al segno biologico di esposizione, siamo di fronte a una vera e propria malattia di una certa rilevanza, come testimonia lo studio scientifico “Benign Pleuropathies due to Asbestos: their clinical prognostic significance and the medicolegal aspects“.
In particolare, la fibrosi pleurica diffusa determina la riduzione della compliance torace-polmone. In conclusione, il malato di fibrosi pleurica diffusa subisce l’indebolimento dell’apparato respiratorio.
Sintomi di placche e ispessimenti pleurici
Le placche e gli ispessimenti pleurici solo apparentemente sono privi di sintomi. In realtà, le placche e gli ispessimenti della pleura incarcerano il polmone e ostacolano la respirazione. Il sistema cardiaco è quindi sottoposto ad uno stress maggiore.
Inoltre alcuni pazienti descrivono il dolore o una sensazione spiacevole e fastidiosa mentre respirano.
In particolare, riguardo l’istologia, le placche pleuriche sono ipocellulari lesione composte da fasci di collagene denso disposti in una configurazione “a trama di cesto”. Invece l’ispessimento pleurico provoca cicatrici pleuriche attorno ai polmoni. Diventa, così, più difficile per loro espandersi completamente durante la respirazione.
Con il progredire della malattia, lo spazio tra i due strati della pleura si può chiudere ed il polmone viene “ingabbiato”, causando ai pazienti dolore toracico, affanno e dispnea.
Cause dello sviluppo di fibrosi alla pleura o ai polmoni
Lo sviluppo di fibrosi pleurica o polmonare può essere determinato da malattie immunologiche (pleurite reumatoide), infezione (empiema batterico, pleurite tubercolare), emitorace non adeguatamente drenato, farmaci, neoplasie, bypass post coronarico, chirurgia (CABG) e pleurite uremica.
Tuttavia il principale fattore di rischio di processi infiammatori è l’esposizione alle fibre di amianto. Esistono due forme distinte di fibrosi pleurica indotta dall’amianto polmoni: placche pleuriche parietali e ispessimento pleurico diffuso.
Infatti uno studio giapponese del 2018 su 2.132 lavoratori esposti all’amianto ha trovato placche pleuriche su scansioni TC dell’89,4% del gruppo. Queste infiammazioni sono la conseguenza dell’esposizione a tutti i minerali di amianto: crisotilo (serpentino), amosite, crocidolite e gli altri anfiboli (actinolite, antofillite e tremolite).
L’elevato numero e l’intesa esposizione dei lavoratori esposti ad amianto, in Italia, ha provocato un vero e proprio fenomeno epidemico. I dati epidemiologici confermano le risultanze scientifiche e oncologiche della 3^ Italian Consensus Conference on Malignant Mesothelioma of the Pleura, pubblicato nel 2015. Inoltre anche l’Avvocato Bonanni denuncia la grave situazione provocata dalla strage di amianto in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – Ed.2021“.
Placche pleuriche: una patologia di origine professionale
Le placche pleuriche sono causate da esposizione ad amianto ed erionite. Costituiscono infatti segni di esposizione, e, allo stesso tempo, prognostici dell’evoluzione fibrosa e neoplastica.
Lo studio “A mortality study of shipyard workers with pleural plaques“, attraverso esami autoptici e radiologici, ha dimostrato che nel 90% dei casi le placche pleuriche sono di origine lavorativa. I corpuscoli di asbesto, rilevati in sede autoptica in coloro che sono affetti da placche pleuriche, ne hanno confermato l’origine professionale per elevate esposizioni ad amianto. Si dimostra quindi che le placche pleuriche e gli ispessimenti pleurici sono patologie dose dipendenti.
Le placche pleuriche compaiono in media 15-20 anni dopo all’esposizione iniziale all’amianto, con l’incidenza variabile a seconda del tipo di fibra di amianto e la durata dell’esposizione stessa. Le lesioni che compaiono più comunemente avvengono tra la quinta e l’ottava costola nel torace posteriore-laterale. Le placche possono anche essere trovate sopra la cupola del diaframma e del pericardio.
Ispessimento pleurico diffuso e amianto
Quando una persona inala la polvere di amianto, le microscopiche fibre minerali possono incastrarsi nella pleura. Ciò innesca una risposta infiammatoria che provoca un accumulo cronico di liquido nello spazio pleurico. Questo accumulo è chiamato versamento pleurico. La progressiva raccolta di tessuto cicatriziale fibroso è nota come ispessimento pleurico.
Alcuni studi sull’argomento hanno rilevato che l’ispessimento pleurico si verifica tra il 5% e il 13,5% dei lavoratori esposti all’amianto. La condizione può insorgere entro un anno dall’esposizione o non può presentarsi fino a decenni dopo.
L’ispessimento pleurico legato all’amianto viene più comunemente diagnosticato come ispessimento pleurico biapico, il che significa che di solito colpisce entrambi i polmoni.
Amianto cancerogeno: la letteratura scientifica lo conferma
La diminuita funzionalità respiratoria di coloro che sono affetti da fibrosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici, si associa al maggior rischio di sviluppo di neoplasie. Ciò è confermato anche dall’ultima monografia IARC e dai Quaderni del Ministero della Salute (Stato dell’arte e prospettive in materiali di contrasto alle patologie asbesto-correlate).
Inoltre la Corte di Cassazione ha precisato che “la scienza medica evidenzia che il processo carcinogenetico inizia con uno stato infiammatorio dell’ambiente respiratorio indotto dalle fibre di asbesto introdottesi nell’organismo. Questo stato si cronicizza a causa del ripetersi degli insulti infiammatori dando luogo a una condizione patologica (placche pleuriche o ispessimenti pleurici) che costituisce terreno fertile per quella che in seguito sarà la possibile prima mutazione genetica da cellula sana a cellula maligna” (Cass., IV sezione penale, 45935/2019).
Perciò tutte le successive esposizioni alimentano l’infiammazione e determinano l’angiogenesi. Sono quindi alla base della promozione e progressione fino alla diagnosi del mesotelioma della pleura, con abbreviazione dei tempi di latenza, oltre che della successiva accelerazione del decorso clinico e della morte del paziente (Cass., IV sezione penale, sentenza 3615/2016 ed ex multis).
Cancerogenesi: dalle infiammazioni al mesotelioma
Con l’esposizione ad amianto, oltre alla risposta immunitaria e alla reazione autoimmune, si vengono a determinare ulteriori fenomeni displasici, attraverso l’infiammazione, le reazioni chimiche di superficie, quelle meccaniche e le aberrazioni cromosomiche.
Il mesotelioma si sviluppa con il meccanismo patogenetico complesso e multistadio, con accelerazione in proporzione all’entità delle esposizioni (dose cumulativa).
La dose è il risultato del tempo di esposizione e della concentrazione media delle fibre, oltre alla dose innescante, che attiva il processo (iniziazione). Rilevano tutte le successive esposizioni (promozione e progressione), con la diagnosi del mesotelioma (latenza preclinica).
Secondo gli oncologi italiani esperti di mesotelioma: “l’aumentare dell’esposizione determina sia l’anticipazione del tempo con cui la popolazione raggiunge un predeterminato livello di incidenza, sia l’anticipazione del tempo di verificazione di ogni singolo caso di malattia che si verifica all’interno di tale popolazione“.
L’epidemiologia ha poi dimostrato la scientificità delle conclusioni degli oncologi medici italiani esperti di mesotelioma circa l’applicabilità della teoria multistadio della cancerogenesi come legge scientifica universale esplicativa della causalità individuale.
Perciò evitare l’esposizione influisce non solo sull’incidenza del numero dei casi di fibrosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici, ma anche sui casi di mesotelioma, che hanno un indice di sopravvivenza limitato. In caso di diagnosi di mesotelioma, purtroppo, le chance terapeutiche sono minime. Per questo motivo è necessaria la diagnosi precoce della fbrosi, delle placche pleuriche e degli ispessimenti pleurici.
L’Avv. Ezio Bonanni ha elaborato le nuove linee guida dell’ONA per la prevenzione, la terapia e la cura del mesotelioma.
I diritti delle vittime amianto fibrosi
L’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni hanno istituito il servizio di assistenza legale. L’ONA è l’associazione di tutela contro il rischio amianto e insiste perché ci sia prevenzione primaria. Anche le semplici infiammazioni della pleura debbono essere prevenute ed evitate.
Se si è vittima di malattie asbesto correlate dovute a esposizioni sul luogo di lavoro, ci sono prestazioni assistenziali, previdenziali e risarcitorie a cui si ha diritto, come:
- prestazioni INAIL;
- benefici previdenziali INPS per esposizione ad amianto
- pensionamento immediato;
- risarcimento dei danni.
Amianto fibrosi: malattie professionali riconosciute
Placche pleuriche, ispessimenti pleurici e asbestosi sono patologie asbesto correlate inserite nella Lista I dell’INAIL. In particolare l’unica causa dell’asbestosi è costituita dall’amianto (DD.MM. del 09.04.2008 e del 10.06.2014), perciò questa fibrosi è stata tabellata con la L. 455/1943.
Anche le placche pleuriche e gli ispessimenti pleurici sono inseriti nella Lista I dell’INAIL, gruppo 4, cod. 4.03 per le lavorazioni di amianto, nella Lista I, gruppo 4, cod. 4.06 per l’erionite e nella Lista III, gruppo I, cod. 1.02. per esposizione all’agente eziologico delle fibre ceramiche.
Inoltre la fibrosi da asbesto provoca anche delle complicazioni cardiache, cardiocircolatorie e cardiovascolari e devono concorrere alla determinazione del danno biologico. Infatti, secondo l’art. 145 del T.U.: “in tutti i casi di silicosi o di asbestosi associate ad altre forme morbose dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio si procederà alla valutazione globale del danno. Le prestazioni si intendono dovute anche nei casi di morte derivata da silicosi o da asbestosi, associate ad altre forme morbose dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio”.
Nella quantificazione del danno biologico si deve tener conto del fatto che la fase infiammatoria è il primo step dell’eventuale successiva insorgenza del tumore del polmone (in caso di fibrosi polmonare) oppure del mesotelioma della pleura (in caso di placche pleuriche e ispessimenti pleurici).
Diritto all’indennizzo e alla rendita INAIL
Dato che queste infermità sono inserite nella Lista I dell’INAIL, sussiste il diritto all’indennizzo INAIL. Si applica il principio della presunzione legale di origine. L’onere della prova, quindi, è a carico dell’INAIL. Solo nel caso in cui l’INAIL eccepisca e dimostri che l’infermità sia il risultato di una esposizione ad amianto esclusivamente extraprofessionale, può negare l’indennizzo.
In caso contrario, anche a titolo di semplice concausa (art. 41 c.p.), deve, comunque, riconoscerne l’indennizzo. È sufficiente l’esposizione ambientale, cioè la presenza dell’amianto nell’ambiente di lavoro.
Perciò, in caso di fibrosi polmonare o pleurica, occorre necessario segnalarlo al medico curante, così da avviare il percorso legale di riconoscimento di malattia professionale da parte dell’INAIL. Solitamente, nel caso di diagnosi di fibrosi polmonare, placche ed ispessimenti pleurici, è necessario inoltrare la certificazione di malattia professionale all’INAIL. In questo modo si ottiene l’istruttoria e la definizione del giudizio e l’eventuale riconoscimento di malattia professionale.
Una volta riconosciuta la patologia di origine professionale, in base al grado di invalidità si ha diritto:
- inferiore al 6% il risarcimento è totalmente a carico del datore di lavoro;
- tra il 6 e il 15% l’INAIL indennizza il danno biologico, mentre tutte le altre componenti sono risarcite dal datore di lavoro;
- dal 16% la vittima ha diritto alla rendita INAIL, che prevede l’indennizzo del danno biologico e del danno patrimoniale per diminuite capacità di lavoro.
Amianto fibrosi: benefici contributivi
Le placche e gli ispessimenti pleurici sono valutati dall’INAIL con un grado invalidante inferiore al 6%, e quindi al di sotto della franchigia INAIL. Tuttavia, il riconoscimento è molto importante perché, anche se inferiore al 6%, vi è il diritto ai benefici contributivi amianto (ex art. 13 co. 7 della L. 257/92).
Le maggiorazioni contributive prevedono la rivalutazione dell’intero periodo di esposizione ad amianto con il coefficiente 1,5, utile per maturare anticipatamente il diritto a pensione e di aumentare i ratei mensili per coloro che sono già pensionati.
Nel caso di mancata maturazione del diritto a pensione, a prescindere dall’età anagrafica e dall’anzianità contributiva, si può chiedere la pensione inabilità amianto (art. 1 co. 250, 250 bis e ter della L. 232/2016).
Tuttavia l’INPS aveva sostenuto che nel caso di un danno biologico inferiore al 6% non fossero dovuti i benefici amianto. La Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza n. 30438/2018, ha però smentito le tesi dell’INPS. Infatti il diritto sussiste sempre e comunque, anche se il danno biologico fosse all’1%.
La Corte di Cassazione ha, quindi, confermato questo principio già da tempo sostenuto dall’Avv. Ezio Bonanni. In questo modo l’ONA continua a ottenere la tutela dei lavoratori che, per esposizione occupazionale da amianto, hanno subito le infiammazioni della pleura e la fibrosi del polmone.
Diritto al prepensionamento per i lavoratori esposti
Gli esami diagnostici eseguiti nel corso della sorveglianza sanitaria permettono la diagnosi precoce di malattia. Così si dimostra il danno biologico amianto fibrosi pleura e polmoni e la diagnosi precoce del mesotelioma e del cancro ai polmoni.
Infatti, qualsiasi lesione, ivi compresa la fibrosi, le placche pleuriche e gli ispessimenti pleurici, é patognomica di esposizione ad asbesto. In più, permette al medico del lavoro di modulare il programma di sorveglianza sanitaria.
Inoltre, questi accertamenti danno diritto all’indennizzo INAIL e al rilascio del certificato INAIL esposizione amianto. Questo certificato potrà essere allegato alla domanda INPS per il prepensionamento.
Amianto fibrosi: diritto alla pensione d’invalidità
Se con l’accredito delle maggiorazioni contributive per esposizione ad amianto, il lavoratore non ha maturato la necessaria anzianità contributiva per ottenere il trattamento di quiescenza, può, comunque, chiedere e ottenere di essere collocato in pensione (art. 1, co. 250, 250-bis e 250-ter della L. n. 232/2016).
È sufficiente presentare la domanda amministrativa all’INPS e seguire le regole dettate dalla Circolare INPS n. 34 del 09.03.2020. L’avente diritto, entro il 31.03.2023, deve depositare la domanda. Se non si rispetta questo termine, la nuova data di scadenza è la fine di marzo dell’anno successivo e la richiesta sarà presa in esame dal successivo aprile.
L’art. 41-bis della legge 58 del 2019 ha ampliato la platea di coloro che hanno diritto a questa tutela.
Risarcimento danni per amianto fibrosi
Gli effetti dannosi dell’infiammazione sono rilevanti sia in sede INAIL sia risarcitoria. In caso di fibrosi, placche pleuriche e ispessimento, la vittima ha diritto all’integrale risarcimento dei danni, patrimoniale (danno emergente e lucro cessante) e non patrimoniale. Il pregiudizio non patrimoniale tiene conto della componente biologica e dei danni morali e danni esistenziali.
La determinazione dei danni, subiti da un lavoratore malato di fibrosi, placche pleuriche e ispessimento, per la sfera non patrimoniale, deve essere quindi personalizzata. Infatti occorre tenere conto delle tabelle del Tribunale di Milano. Si tratta di un criterio di guida per la quantificazione che corrisponda al principio di integrale ristoro (SS.UU. 26972/2008).
In conclusione, l’importo dovuto per il danno biologico deve essere adeguato con personalizzazione e si deve tener conto di questo profilo di danno ulteriore. Non è possibile quantificare in modo esatto l’entità del risarcimento danni. Tuttavia, è possibile applicando il criterio equitativo puro (artt. 432 c.p.c. e/o 1226 e/o 2056 c.c.).
Il danno morale per paura di ammalarsi
La consapevolezza della malattia e dei suoi possibili sviluppi (Cassazione, IV sezione penale, 45935/2019) provoca anche il patema d’animo, cioè un turbamento fisico e morale (Cass., sez. lav., 24217/2017).
Il Presidente dell’ONA ha sempre sostenuto che, anche nel caso in cui le placche e gli ispessimenti pleurici non siano ancora evoluti in cancro della pleura, comunque sia il pregiudizio è elevato. Si pensi a colui che riceve dai medici la diagnosi e anche la prognosi di rischio di evoluzione in tumore della pleura. Il mesotelioma della pleura ha un indice di sopravvivenza ai 5 anni del 7%: è quasi una sentenza di condanna.
Infatti la Corte di Cassazione, IV Sez. Pen., con Sent. n.45935/2019, ha chiarito che la malattia inizia con l’infiammazione e questo è il punto chiave che giustifica la paura di ammalarsi di cancro.
Per questo motivo “la sentenza della Corte d’appello di Venezia ha commisurato il danno morale spettante all’appellante precisamente al patema e al turbamento provati per il sospetto di malattia futura, correlata al maggior rischio di contrarre il mesotelioma (tumore maligno) rispetto a soggetti con storie espositive comparabili non affetti da placche pleuriche (paura di ammalarsi).
Perciò questa Corte ritiene che la quantificazione del danno morale, lungi dal conseguire da meccanismi semplificati di liquidazione automatica, sia scaturito da un’adeguata e circostanziata “personalizzazione” del pregiudizio subito e, pertanto, sia adeguata ai criteri generalmente accolti”.
Sportello nazionale amianto dell’ONA
L’ONA assiste e tutela le vittime dell’amianto e di altri cancerogeni, per esposizione ambientale e lavorativa. Tra chi corre maggiori rischio vi è il personale militare e civile delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza. Chi fa parte di queste categorie, in caso di malattia professionale o infortunio sul lavoro, ha diritto al riconoscimento della causa di servizio, dello status di vittima del dovere e delle prestazioni aggiuntive.
L’asbesto induce fibrosi e cancro. Per questo è necessario evitare l’esposizione. Attraverso l’assistenza tecnica dell’ONA si possono avere chiarimenti sul rischio amianto. Inoltre grazie all’App Amianto i cittadini possono segnalare i siti a rischio e agevolare la bonifica.
I servizi di assistenza medica e legale ONA
L’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni hanno istituito il servizio di assistenza medica e tutela legale per coloro che, affetti da fibrosi, placche pleuriche e ispessimento, hanno subito dei danni alla salute.
L’associazione ha ottenuto significativi risultati nella prevenzione, terapia e cura di malattie da amianto, come il mesotelioma. Inoltre l’ONA fornisce anche il servizio di assistenza legale, con un staff di avvocati specializzati guidati dall’Avv. Ezio Bonanni.
L’ONA assiste gratuitamente cittadini e lavoratori esposti ad asbesto e altri cancerogeni. Per chiedere la consulenza gratuita basta chiamare il numero verde o compilare il form.