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lunedì, Marzo 17, 2025

Amianto abbandonato per anni davanti la caserma dei carabinieri

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Amianto abbandonato e che si sfalda, proprio davanti la caserma dei carabinieri di Tricase, in provincia di Lecce, in Puglia.

Una beffa per i militari che lavorano sul posto e cha da anni segnalano il problema. Così come lamentano la mancata manutenzione della caserma che presenta diverse problematiche strutturali che andrebbero risolte.

Questa volta, come spiega LeccePrima.it, è il nuovo sindacato dei carabinieri che denuncia la situazione, e aggiunge che la struttura che ospita gli uffici dell’Arma non è mai stata ristrutturata. La situazione era stata posta all’attenzione, ma dopo 4 anni nessun intervento di ristrutturazione adeguato è stato effettuato.

Caserma, carabinieri esposti all’amianto

Non solo, quindi, i carabinieri non avrebbero spazi adeguati a svolgere il proprio lavoro, ma sarebbero continuamente esposti all’amianto. Le lastre di asbesto sono presenti nei capannoni che si trovano davanti la caserma. Secondo il sindacato queste ondine, evidentemente in eternit, a volte cedono e cadono a terra. Questo già da solo dimostrerebbe come il materiale sia fortemente danneggiato e deteriorato e, quindi, ancor più pericoloso. Ovviamente, come sempre in questi casi, è la Asl che deve accertarlo.

Quando le lastre in asbesto si staccano, in ogni caso, aumenta la dispersione delle fibre killer che contaminano il territorio circostante.

Amianto, minerale altamente cancerogeno

Senza creare allarmismo l’Ona – Osservatorio nazionale amianto, attraverso il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, denuncia la cancerogenicità del materiale, riconosciuta ormai da decenni e che ha portato alla sua messa al bando con la legge 257/1992. Nonostante quindi da 30 anni l’amianto sia vietato non è stato disposto l’obbligo delle bonifiche. Questo ha portato a ritardi enormi nella eliminazione del materiale da edifici, discariche, ma anche scuole e ospedali.

Nel caso in cui, però, il materiale sia fortemente deteriorato il proprietario dell’immobile deve rimuoverlo.

“Un sito contaminato davanti alla caserma – ha dichiarato l’avvocato Bonanni – mette in evidenza quanto la legge sia obsoleta e non riesca a risolvere un problema annoso. Per questo abbiamo contribuito a scrivere il testo della proposta di modifica della legge sull’amianto, che però è rimasta dimenticata in un cassetto.

È sempre difficile in questi casi determinare di chi sia la responsabilità della bonifica, o anche quale tecnica sia più adeguata per il sito contaminato. Noi continuaiamo a dire che con l’amianto non esistono soglie e che l’unica tutela possibile per la salute è evitare ogni tipo di esposizione e a tutelare anche le vittime del dovere“.

Caserma, una App dell’Ona per le bonifiche

L’Ona si batte da anni per le bonifiche. Ha tentato e continua a sensibilizzare la politica e le istituzioni affinché intraprendano progetti concreti, supportati da adeguati investimenti. Questo per permettere di liberare il territorio dalle fibre che causano il mesotelioma e il tumore del polmone. Così come pure i tumori della laringe, della faringe, del colon e delle ovaie.

L’associazione è al fianco delle vittime dell’amianto e dei loro familiari con un’assistenza legale gratuita, per i procedimenti che ancora è necessario intraprendere per veder riconosciuti i propri diritti. Se, infatti, almeno per il mesotelioma e altre patologie il legame con l’amianto è ampiamente riconosciuto anche dall’Inail – che ogni anno stila anche un rapporto che ne conta i casi – non è così automatico ottenere indennizzi e giusti risarcimenti.

L’Osservatorio intanto ha messo a disposizione dei cittadini una App per segnalare i siti contaminati. Secondo le stime dell’Ona sarebbero oltre un milione.

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