Amianto aeronautica militare: la storia
Fin dall’83 si conosceva la pericolosità della fibra killer e i lavoratori non sono stati tutelati. Le tute degli operatori antincendio erano intrise di amianto.
La presenza di amianto nell’Aeronautica Militare è stata accertata sia da studi sull’esposizione dei lavoratori sia da documenti tecnici.
Già nel 1976 la monografia 14 dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro citava l’uso di amianto sugli aerei: i motori d’aereo contenevano centinaia di componenti a base di amianto. Anche nel corpo degli aerei erano presenti componenti in asbesto: guarnizioni, guaine isolanti, tappeti, pneumatici in gomma rinforzata, fascette di tenuta delle tubazioni idrauliche.
Tuttavia, nonostante si conoscesse la pericolosità della fibra killer prima della legge 257 del 1992, sono stati molti gli esposti che hanno lavorato a contatto con l’amianto e, inconsapevoli, hanno riscontrato, a distanza di anni, l’insorgenza di patologie asbesto correlate.
La storia di Nicola Panei
Nicola Panei, nato il 10 MARZO del 1949 a Tagliacozzo (AQ) è stato arruolato nell’aeronautica militare a ottobre del ’68, presso la scuola SARAM di Taranto. È stato Allievo Aviere di un corso antincendio della durata di nove mesi.
L’anno successivo fu trasferito presso il Comando Aeroporto Pratica di Mare fino al ’74, anno in cui prestò servizio a Guidonia fino al ’95.
Un incarico, quello svolto da Nicola, che comportava notevoli rischi sia per la delicatezza dei compiti da svolgere sia perché le tute antincendio erano composte anche di amianto.
Ebbene sì le tute killer per gli operatori antincendio, in tessuto ignifugo, erano intessute di amianto, come confermato dal laboratorio chimico della DARS di Pratica di Mare e dal laboratorio analisi di Ravenna.
A quei tempi l’amianto era legale e ampiamente utilizzato negli aeromobili e negli indumenti, per la sua capacità di resistenza al calore del materiale e nei teli dislocati a bordo degli automezzi antincendio.
Solo nel 1993, le tute Aeronautica militare, cioè gli indumenti per operatori antincendio, sono stati smaltite come da direttiva.
Ma ben prima molti erano a conoscenza della pericolosità della fibra killer: come coloro che, ignari, hanno prestato servizio indossando indumenti di amianto. Nel periodo invernale, il riscaldamento acceso provocava, dalle stesse, un rilascio di fibre e aerodispersione maggiore.
Con la legge del 1982, l’amianto rientrava nell’elenco dei materiali tossici e nocivi per lo smaltimento. Ben prima del 1992, sono passati anni di consapevolezza di alcuni e senza che nessuno tutelasse i lavoratori.
E ancora, nelle analisi svolte nel 1989 dal laboratorio chimico dell’Aeronautica Militare di Pratica di mare risultava amianto crisolito nel cappuccio e nei guanti, vietato dalla precedente legge del 1982.
Nicola Panei e asbestosi polmonare
Nicola ha lavorato come addetto al servizio antincendio, addetto al salvataggio e al nucleo antincendio come risulta dalla documentazione.
“Ho prestato servizio per 25 anni per lo Stato e mi sono ammalato di Asbestosi Polmonare“.
Un duro colpo per lui, non solo per la diagnosi della malattia asbesto correlata ma per l’orrore che provò davanti a questa situazione , all’ingiustizia per il fatto che ancora non abbiano riconosciuto la sua causa di servizio e, soprattutto, perché hanno insabbiato la presenza di amianto nell’Aeronautica a discapito della salute dei lavoratori.
Una legge che non è stata presa in considerazione, accertamenti medici che non sono mai stati eseguiti nell’ambito lavorativo.
È stato al servizio dello Stato e della sua noncuranza e “disattenzione” nei confronti dei lavoratori.
Eppure, è la stessa legge della Costituzione che dichiara:” Il lavoro è alla base dello sviluppo democratico della nostra società e si configura come diritto e dovere di ogni cittadino, che deve essere tutelato in tutte le sue forme e applicazioni…il lavoratore ha diritto di svolgere le sue mansioni in condizioni che non pregiudichino la sua salute e sicurezza…”
Esposizione ad amianto ma escluso dai benefici previdenziali
Nicola ha prestato servizio nell’Aereonautica Militare dal 1968 fino al pensionamento il 31 Dicembre del 2005.
Per l’intero periodo è stato professionalmente esposto a polveri e fibre di amianto in concentrazioni superiori alle 100 ff/, nella media delle otto ore lavorative per un periodo superiore ai dieci anni.
Nicola ha avviato la procedura amministrativa per ottenere l’accreditamento delle maggiorazioni contributive per esposizione ad amianto e ha avviato la causa contro L’INPS. Ha ottenuto il riconoscimento della causa di servizio per la broncopneumopatia ed asbesto da cui è affetto.
“Siamo stati esclusi dai benefici previdenziali amianto poiché non eravamo coperti da assicurazione obbligatoria INAIL. Solo nel 2004 siamo stati inseriti anche noi dell’Aeronautica nella Difesa. Nel 2010 l’INAIL ha effettuato alcuni sopralluoghi per verificare la presenza di amianto. Le conclusioni? L’INAIL dichiara che tutto il militare civile dell’Aeronautica non è da considerarsi esposto all’amianto. Ora mi chiedo come sia possibile che per tutto il periodo in cui sono stato esposto all’amianto, come altri miei colleghi, venga negata la presenza dello stesso e non solo, non sono mai stato avvisato della pericolosità della fibra killer?”.
Nicola Panei e la sindrome depressiva ansiosa
Nel frattempo, Nicola, preoccupato e angosciato dallo stato di malattia e vedendo rigettate le sue domande si è ammalato di sindrome depressivo ansiosa reattiva come riporta il certificato. Una sindrome invalidante, con continui stati di ansia e depressione.
“Sono stato al servizio dello Stato come tanti militari e a differenza degli altri la mia categoria non è stata riconosciuta come altre.
È una vera ingiustizia e, nonostante il male che mi affligge voglio combattere questa battaglia per me e per gli altri che come me hanno subito tutto questo.
A mio modo combatto contro l’amianto, mi sono rivolto all’avv. Ezio Bonanni e ho fondato con lui l’ONA proprio per continuare questa battaglia e, grazie alla nostra determinazione molte zone sono state bonificate.
Credo in un futuro migliore, che possa garantire ai figli e nipoti un futuro senza la paura di vivere ogni giorno esposti all’amianto. La bonifica è l’unica soluzione. E c’è bisogno di consapevolezza. Bisogna segnalare le aree a rischio e far sì che vengano bonificare. Non per me. Ma per un mondo migliore. So che da solo non è possibile, ma siamo in tanti e saremo sempre di più se verrà finalmente fatta luce su questo terribile male che affligge il nostro Paese e non solo”.