Nicola Panei, eroe più civile che militare
Nicola Panei protagonista di questa storia, per anni ha lavorato manipolando amianto. Ha indossato amianto e respirato amianto, quando è stato per decenni sottoufficiale dell’Aeronautica Militare. Inoltre, è tra coloro che hanno fondato l’Osservatorio Nazionale Amianto ed è promotore dell’indagine giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Padova.
Nicola Panei: la diagnosi e i riconoscimenti
Nicola Panei è affetto da asbestosi riconosciuta come causa di servizio dalla stessa Aeronautica Militare. Ha ora ottenuto dalla Corte dei Conti Centrale, con sentenza n. 141/2017, depositata il 22 marzo 2017, l’annullamento della decisione di I grado. Decisione che aveva dichiarato inammissibile la domanda di condanna richiesta dal militare ammalato.
Sono state quindi accolte le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni che lo ha difeso, anche in secondo grado, dopo che in primo grado la sentenza era stata veramente incredibile, una decisione di inammissibilità sulla base della mancata istruttoria da parte dell’INAIL.
Le indagini della Procura della Repubblica di Padova
Lo snodo fondamentale è costituito dalle indagini della Procura di Padova, di cui aveva recentemente parlato Il Fatto Quotidiano con l’inchiesta giornalistica di Luca Teolato.
Il cronica del Fatto Quotidiano ha evidenziato che la perizia tecnica richiesta dai magistrati per stabilire le eventuali concause tra il lavoro svolto da 25 militari dell’aeronautica ed il manifestarsi di patologie derivanti dall’amianto. L’inchiesta dei pm Francesco Tonon e Sergio Dini, che vede indagate 30 persone per omicidio colposo e lesioni colpose, tutti alti ufficiali dell’aeronautica militare.
Le conclusioni della perizia tecnica e medico legale
Una svolta questa perizia tecnica e medico-legale. Nelle conclusioni si legge che “l’impressione che si ricava dalla consultazione di tutti i documenti e le testimonianze – si legge – è che l’aeronautica sia rimasta a lungo un mondo separato, nel quale il rischio amianto era del tutto ignorato, mentre invece in tutto il paese rappresentava una situazione di allarme. In un periodo in cui si moltiplicava la produzione di atti normativi sull’amianto, veniva istituito l’albo delle imprese di bonifica, i piani regionali prevedevano il censimento delle situazioni a rischio, si attuavano piani per la bonifica di edifici, impianti industriali, navi, treni e metropolitane, nell’aeronautica militare – proseguono gli esperti – non veniva fornita ai lavoratori esposti nemmeno una mascherina antipolvere”.
La perizia, oltre a fornire un quadro complessivo dei rischi professionali e delle eventuali concause lavoro-malattia, racconta le storie delle vittime, 30-40 anni a contatto con il materiale cancerogeno: l’amianto era presente negli automezzi, negli aerei, negli hangar, nei capannoni e nei magazzini e perfino nelle tute antincendio.
Nella perizia si legge che “tutta la documentazione visionata e tutte le dichiarazioni raccolte, dimostrano che nessuna misura di prevenzione per il rischio amianto è stata adottata, né è stata fatta alcuna valutazione del rischio prima del 2000, ed è in realtà solo nel 2013 che prende l’avvio un programma di mappatura dell’amianto ancora presente e una corretta strategia di prevenzione, simile a quella adottata da Ferrovie dello Stato per i rotabili, più di venticinque anni prima”.
Questo nonostante i consulenti affermino che “quanto meno dal 1980, se non da prima ancora, esisteva l’obbligo giuridico di informare i lavoratori sul rischio”, per chi manipolava direttamente i materiali di amianto, e quello di adottare tutti i sistemi necessari, di aspirazione e abbattimento e mascherine protettive adeguate, per scongiurare l’insorgere di patologie correlate all’esposizione da amianto.
Amianto cancerogeno: le conferme dello IARC
«Già dai primi anni ’70 – spiega Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, legale di alcuni ricorrenti – era emerso con chiarezza che tutti i tipi di amianto erano cancerogeni per l’uomo. Nel 1973 l’International Agency for Research on Cancer (AIRC), aveva stabilito tale dogma per la ‘sufficiente evidenza’.
L’aeronautica pare essersi accorta del problema trent’anni dopo. Per queste ragioni anche la Corte dei Conti, Sezione giurisdizionale centrale, ha dovuto darci ragione per la seconda volta dopo il caso di personale del Ministero della Difesa (Aeronautica Militare) del Reparto Officina Meccanica del II G.R. M.A..
Ci auguriamo che venga posta fine a questo ostracismo nel riconoscimento dei benefici amianto in favore dei militare dell’Aeronautica Militare Italiana, per lungo tempo esposti professionalmente a polveri e fibre di amianto e quindi titolari del diritto al prepensionato, ovvero alla rivalutazione delle prestazioni pensionistiche in godimento per effetto del diritto alle maggiorazioni contributive ex art. 13 comma 7 e 8 L. 257/92»
L’esposizione ad amianto nell’Aeronautica e in Marina Militare
E sono molte le storie di militari dell’Aeronautica che, come quelli della Marina, sono stati esposti ad amianto. Quasi tutti si sono ammalati di patologie asbesto correlate in questi ultimi decenni, e il caso del Sig. Panei Nicola è solo uno dei tanti. E non per nulla, la sua asbestosi, è stata riconosciuta come conseguente ad “esposizione lavorativa certa in aeronautica”. Come si legge, ancora, nella perizia della Procura della Repubblica di Padova e che, in ultima analisi, è stata anche riconosciuta dalla stessa Aeronautica Militare.
Nicola Panei è stato il primo militare dell’Aeronautica a vedersi riconosciuta l’Asbestosi Bcop (broncopatia cronico ostruttiva) come dipendente da “causa di servizio” ed ora la sentenza della Corte dei Conti, Sezione giurisdizionale centrale, n. 141/17, rafforza la tesi del diritto alla rivalutazione della posizione contributiva e quindi delle prestazioni pensionistiche a lui liquidate, con tutte le differenze sui ratei medio tempore erogati: ci avviamo a un riconoscimento storico in favore di questi militare, nonostante la forte opposizione dell’INAIL e dell’INPS.
«Noi non abbasseremo la guardia e continueremo ad impegnarci per ottenere il giusto riconoscimento dei cosiddetti benefici contributivi, che meglio dovrebbero essere definiti come risarcimento contributivi, auspicando che finalmente si ponga termine a questo ostracismo nell’applicazione di una legge dello Stato che dà diritto a tutti i lavoratori esposti professionalmente a polveri e fibre di amianto, anche ai militari, di poter accedere al prepensionamento, ovvero a rivalutare le posizioni pensionistiche in godimento con il coefficiente 1,5» dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA e legale del Sig. Nicola Panei.