IL TRIBUNALE DI TARANTO HA CONDANNATO INAIL A RISARCIRE IL SIG. PASQUALE LAPERCHIA PER UNA MALATTIA PROFESSIONALE CAUSATA DALL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO DURANTE IL SUO IMPIEGO COME MANUTENTORE ALLE DIPENDENZE DI FERROVIE DELLO STATO (OGGI RFI S.P.A.).
L’AMMONTARE DELL’INDENNIZZO, RICONOSCIUTO A CAUSA DELLA DIAGNOSI DI MESOTELIOMA PLEURICO, INCLUDE UNA RENDITA PARI AL 60% DI INABILITÀ PERMANENTE E LE MAGGIORAZIONI ECONOMICHE PREVISTE DAL FONDO VITTIME AMIANTO.
NEL CORSO DEL GIUDIZIO CHE GLI DARÀ RAGIONE, PURTROPPO, L’UOMO È MORTO: AVEVA 73 ANNI.
AL VIA LA MESSA IN MORA DI FERROVIE DELLO STATO PER IL RISARCIMENTO AI FAMILIARI
Morire di amianto
La condanna dell’INAIL sancisce il riconoscimento professionale della malattia che darà diritto alla richiesta del risarcimento del danno a parte del legale della famiglia, avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Questi ha già spiccato l’atto della messa in mora, per gli importi di 500mila euro prima di tutto per il danno subito dall’uomo, e di circa ulteriori 400mila per ognuno dei due figli orfani, Dario e Igor, ai quali si aggiunge anche il nipote, orfano di una delle figlie, adottato dallo zio per il quale il legale ha richiesto un ulteriore importo di 400mila euro.
A beneficiare delle rendite saranno gli eredi, che promuoveranno l’azione civile a carico delle Ferrovie dello Stato per il risarcimento del danno. L’evento di morte ha provocato anche un danno da lutto dei figli, Dario e Igor, che perciò faranno causa alle Ferrovie dello Stato per ottenere il risarcimento, sia del danno della vittima primaria di cui sono eredi, sia del danno c.d. iure proprio, cioè del danno sofferto.
L’ennesimo evento luttuoso
«Si tratta dell’ennesimo evento luttuoso, di morte, inaccettabile, che ha distrutto la famiglia, provocato dall’uso dell’amianto delle Ferrovie dello Stato, che hanno ritardato anche nella bonifica, e per aver adibito i suoi dipendenti ad attività manutentive con amianto. Il VII rapporto ReNaM ha censito 696 casi di mesotelioma tra i dipendenti FS, fino al 2018 (data della rilevazione dell’ultimo rapporto ReNaM), che costituiscono la punta dell’iceberg, di una stima che a tutt’oggi comprende circa mille casi solo di mesotelioma, con un indice di mortalità del 93%, e quindi di più di 900 casi di decessi solo per mesotelioma, a cui si aggiungono più di 1.800 decessi per k del polmone da amianto, e perciò stesso il numero di decessi per malattie asbesto correlate solo nelle Ferrovie dello Stato supera i 4.000 casi, solo in Italia». A dichiararlo l’Avv. Ezio Bonanni.
Il fatto: la storia di Pasquale Laperchia
Pasquale Laperchia, nato a Taranto nel 1948 e deceduto nel 2021 all’età di 73 anni, ha lavorato come operaio manutentore per le Ferrovie dello Stato (oggi RFI S.p.A.) fra Milano e Taranto dal 1970 al 2005. Durante questo lungo periodo, ha subito una quotidiana esposizione all’asbesto, senza adeguati dispositivi di protezione. Nelle ferrovie, prima dell’introduzione della Legge 257/92, il minerale era ampiamente utilizzato per diverse applicazioni. In particolare, si impiegava per rivestire tubazioni, isolare sistemi termici e acustici, nelle guarnizioni e componenti dei freni. Nel luglio 2019, Laperchia ha ricevuto la diagnosi di mesotelioma pleurico, una grave forma di cancro causata dall’inalazione di fibre di amianto. Un anno dopo, ha presentato una domanda all’INAIL per il riconoscimento della malattia professionale, che è stata respinta.
Nel 2021, il legale di Laperchia, l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha quindi presentato ricorso.
Esaminate le prove dell’esposizione all’amianto e le perizie del consulente tecnico d’ufficio (CTU), Il Tribunale di Taranto ha accolto la richiesta, condannando INAIL.
L’ONA offre supporto e assistenza alle vittime con un servizio gratuito sul sito https://www.osservatorioamianto.it/, e/o con il numero verde 800 034 294.