Rifiuti: cosa sono, rifiuti urbani e speciali, smaltimento e discariche

I rifiuti e il loro smaltimento costituiscono un tema importante della salvaguardia ambientale. Produciamo un’enorme quantità di scarti e il modo in cui sono smaltiti è strettamente collegato, infatti, alla qualità dell’ambiente e all’inquinamento. Assistiamo ad un aumento preoccupante di rifiuti prodotti dai Paesi del Terzo Mondo e dai Paesi emergenti che non hanno i mezzi adatti al corretto smaltimento. Laddove invece i mezzi esistono ci troviamo spesso di fronte a comportamenti errati e illegali.

Tutelare l’ambiente dal punto di vista dei rifiuti significa anche tutelare la salute e prevenire l’esposizione a sostanze tossiche e cancerogene. In questa guida scopriamo cosa sono i rifiuti e come sono classificati secondo la normativa vigente in Italia (in solido urbano, speciali, pericolosi e tossici) e le modalità previste per lo smaltimento.

La tutela di ambiente e salute sono due pilastri dell’azione compita dall’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e dall’Avvocato Bonanni. Insieme lottano per la prevenzione e tutelano tutte le vittime, anche grazie al servizio di consulenza gratuita legale e medica.

Consulenza ONA rifiuti
Indice
Che cosa sono?
Definizione secondo la normativa italiana
Rifiuti urbani e rifiuti speciali
Tutto inizia con la raccolta differenziata
Lo smaltimento: come funziona?
Migliore trattamento per i rifiuti
Termovalorizzazione: cos’è?
Il problema amianto
Tempo di lettura: 15 minuti

Rifiuti: cosa sono e come si classificano?

Cosa sono i rifiuti? Il sostantivo rifiuto che viene dal verbo rifiutare parla chiaro. Infatti rifiuto è tutto ciò di cui ci sbarazziamo perché non ne abbiamo più bisogno. Le Nazioni Unite, la Comunità Europea e la normativa italiana danno una definizione precisa.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e in particolare la Convenzione di Basel del 1989, art.2(1) “sono sostanze o oggetti che sono smaltiti o che sono destinati a essere smaltiti o devono essere smaltiti in base alle disposizioni della legislazione nazionale”.

L’Unione europea, con la Direttiva n.2008/98/Ce del 19 novembre 2008 (Gazzetta ufficiale europea L312 del 22 novembre 2008) li definisce come “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi”.

Cosa sono i residui o sottoprodotti?

Non sono considerati rifiuti i “sottoprodotti” o residui. Essi sono ciò che avanza da un ciclo produttivo e che soddisfano i requisiti elencati nell’art. 184-bis del D.lgs. 152/2006:

  • la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
  • è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
  • la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
  • l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana.

Definizione secondo la normativa italiana

L”art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (cosiddetto Testo unico ambientale), modificata dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 “Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa a questa problematica e che abroga alcune direttive”. (10G0235) (GU n. 288 del 10-12-2010 – Suppl. Ordinario n.269) definisce il rifiuto:

Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi” dove disfarsi significa avviare un oggetto o sostanza ad operazioni di smaltimento di rifiuti o di recupero (rispettivamente allegati B e C alla parte quarta del D.Lgs. 152/2006)”.

Rifiuti urbani e rifiuti speciali

I rifiuti possono essere suddivisi in base alla fonte della loro produzione e in base alla loro pericolosità. Sul sito del Ministero dell’Ambiente è presente la classificazione completa. Vengono distinti in solidi urbani e rifiuti speciali. Poi ci sono quelli solidi urbani pericolosi e quelli speciali pericolosi.

Infatti, in base alle loro caratteristiche di pericolosità, i rifiuti possono essere classificati in pericolosi e non pericolosi. Quelli pericolosi sono quei rifiuti definiti come tali sin dall’origine oppure quelli la cui pericolosità dipende dalla concentrazione delle sostanze pericolose al loro interno.

Quelli pericolosi sono a loro volta classificati in base alla loro classe di pericolo:

  • esplosivi;
  • comburenti;
  • facilmente infiammabili;
  • irritanti – nocivi;
  • tossici (includono anche quelli di origine domestica come batterie o detersivi o derivanti dalle attività agricole, come i fertilizzanti);
  • cancerogeni;
  • corrosivi;
  • infetti;
  • teratogeni;
  • mutageni;
  • quelli che a contatto con l’acqua liberano gas tossici o molto tossici;
  • sorgenti di sostanze pericolose;
  • ecotossici.

Quali sono i rifiuti solidi urbani

I solidi urbani includono:

  • domestici, anche ingombranti provenienti dallo spazzamento delle strade;
  • quelli di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche;
  • vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali.

Rifiuti speciali: che cosa sono?

Secondo la definizione del Ministero dell’Ambiente fanno parte dei rifiuti speciali:

  • quelli da lavorazione industriale;
  • quelli da attività commerciali;
  • derivanti dall’attività di recupero e smaltimento, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
  • quelli derivanti da attività sanitarie;
  • macchinari e le apparecchiature deteriorati e obsoleti;
  • veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.

I rifiuti speciali il più delle volte non derivano dai privati cittadini e dall’uso domestico. In Italia la produzione di rifiuti speciali aumenta costantemente. C’è da considerare però che quasi la metà di essi derivano dall’edilizia e includono calcinacci e simili che possono agevolmente essere inseriti in un progetto di riciclo e riuso.

Tutto inizia con la raccolta differenziata

La raccolta differenziata è il primo passo per il corretto riciclo dei rifiuti. Consiste nel suddividere i rifiuti domestici in base al materiale che li compone in modo da rendere le operazioni di smaltimento dei rifiuti solidi e quelle di riciclo più agevoli e corrette. 

La raccolta differenziata comincia quindi nelle case dei privati cittadini, per quanto riguarda ovviamente i rifiuti urbani di natura domestica. Una volta conferiti in discarica i rifiuti differenziati correttamente sono più facile da trattare e da introdurre nel riciclo.

Lo smaltimento: come funziona?

In Italia i solidi urbani vengono raccolti e gestiti dalla pubblica amministrazione sulla base di una tassa apposita (TARI). Lo smaltimento dei rifiuti speciali viene effettuato invece da un sistema di aziende private e prevalentemente attraverso il recupero di materia, ovvero il riciclo rifiuti urbani.

Nel 2016, in Italia è stato avviato a riciclo ben il 65% dei materiali speciali prodotti. Altre modalità di gestione riguardano lo smaltimento in discarica, l’incenerimento, l’avvio al recupero di energia.

I rifiuti raccolti indifferenziatamente sono naturalmente molto più difficili da trattare. Essi possono essere trattati secondo 3 opzioni. Indipendentemente dalla strada prescelta produrranno inevitabilmente rifiuti in discarica.

  • trattamenti a freddo, ovvero separazione e parziale recupero di materiali, biostabilizzazione e conferimento in discarica;
  • trattamenti a caldo, ovvero incenerimento o a valle di separazione e produzione di CDR e conferimento in discarica;
  • conferimento diretto in discariche (oggi molto usato, ma certamente da evitarsi).

Qual è il migliore trattamento?

L’EPA (Environmental Protection Agency) ha disegnato una piramide gerarchica di valutazione delle procedure di smaltimento dei rifiuti non pericolosi. Partendo dal presupposto che non è possibile definire un unico approccio per tutti i tipi di rifiuti, la gerarchia segue la logica di prediligere la riduzione del materiale che concorre a produrre scarto, il riutilizzo del materiale e il riciclo. Segue il recupero di energia con i termovalorizzatori, il trattamento dei rifiuti e il loro deposito in discarica. Questo dovrebbe riguardare una quantità esigua di scarti al termine della piramide.

Termovalorizzazione: cos’è e come funziona?

Il termovalorizzatore è una tipologia di inceneritore dove il calore sviluppato durante la combustione viene recuperato per produrre vapore utilizzato per la produzione diretta di energia elettrica o come vettore di calore.

Tutti gli impianti attualmente in funzione in Italia prevedono il recupero del calore, come imposto dalle normative in materia.

Tutti i termovalorizzatori sono dotati di apparecchiature per l’abbattimento degli NOx, dei microinquinanti, delle polveri, delle diossine e furani e dei gas serra.

In Italia sono attivi circa 60 termovalorizzatori contro i 140 della Francia e i 95 della Germania. La gestione degli scarti solidi urbani e non solo risulta alquanto problematica a causa delle ecomafie e della gestione spesso inefficiente della cosa pubblica, specialmente in grandi città come Roma.

Rifiuti e amianto: i danni alla salute

Quello dell’amianto rappresenta un capitolo connesso al problema dei rifiuti. La rimozione e smaltimento dell’amianto in discarica è un’operazione piuttosto complessa e costosa. All’interno di questo quadro si inserisce lo smaltimento illegale dei rifiuti speciali pericolosi, attraverso interramento o altri metodi.

L’ONA si occupa di tutela della salute e quindi necessariamente dell’ambiente e in particolare di prevenzione primaria. Prevenzione primaria significa infatti lavorare per ridurre a zero il rischio di esposizione a cancerogeni, tra cui l’asbesto e, quindi, di ammalarsi. Infatti l’inalazione o ingestione delle fibre può provocare gravi patologie asbesto correlate. L’ultima monografia dello IARC conferma il legame tra amianto e malattia.

Inoltre, per combattere l’emergenza rifiuti, l’ONA ha istituito l’Osservatorio Nazionale dei Rifiuti. L’associazione è indispensabile per arginare la contaminazione dei luoghi di vita e di lavoro. Infine, per agevolare i cittadini nella segnalazione di aree a rischio, è stata ideata l’App Amianto.

Consulenza gratuita ONA per le vittime

Qualora si sia stati esposti ad agenti cancerogeni, come l’amianto, si può usufruire dell’assistenza medica. In questo modo si possono ottenere tutte le informazioni in merito alle terapie più innovative.

Inoltre il team legale dell’Avvocato Bonanni fornisce l’assistenza legale per far sì che le vittime e i loro familiari ottengano il riconoscimento di tutti i loro diritti e di tutte le prestazioni assistenziali, previdenziali e risarcitorie.

Per avere la propria consulenza gratuita è possibile chiamare il numero verde o compilare il form.

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