L’Amanita phalloides, nota anche come Amanita falloide o Tignosa verdognola, il fungo più mortale del mondo, sta modificando le sue modalità riproduttive. In che modo?
Amanita falloide: ma quanto è avvelenato!
L’Amanita falloide, è considerato il fungo più velenoso al mondo a causa della sua tossicità estremamente alta e del suo elevato polimorfismo.
Queste caratteristiche lo rendono somigliante a molte altre specie, parenti e affini.
Da qui i nomi popolari di “Angelo della morte” e di “Ovolo bastardo”.
A lui si deve il 90% dei decessi da avvelenamento segnalati in tutto il mondo.
A differenza di altri funghi velenosi, che spesso segnalano la loro tossicità attraverso dei colori molto vivaci, l’aspetto dell’Amanita è piuttosto insignificante. Il colore del suo cappello può variare dal grigio-giallastro, al verdastro, o giallo-bruno o anche bianco.
Ha forma conica o emisferica, liscio, senza grinze o verruche.
Per tali motivi, può facilmente ingannare gli umani.
Dose letale
Basta ingerire mezzo cappello del fungo per ritrovarsi all’altro mondo. Già immediatamente dopo averlo consumato, si può andare incontro a insufficienza epatica. Nell’arco di sei ore, se non si interviene tempestivamente, si rischia di morire.
Utile precisare che ancora oggi non esiste un antidoto davvero efficace contro le tossine di questo fungo. Se non siete esperti, a meno che non vogliate assassinare la vostra amata “suocera”, meglio lasciare i funghi al loro posto.
Come riconoscere l’Amanita falloide
Se proprio la curiosità vi assale, sempre nell’intenzione di cucinare l’Amanita alla suocera, potete effettuare la seguente prova del nove:
Schiacciate un pezzo di fungo su un foglio di giornale;
Evidenziate la macchia lasciata sulla carta dal fungo schiacciato;
Versate qualche goccia di acido muriatico sulla stessa;
Aspettate qualche minuto per controllare il colore che assume la macchia.
Se spunta un alone di colore bluastro allora si tratta della tossina di Amanita phalloides.
Sembra facile ma in ogni caso meglio non fare esperimenti culinari.
Dove si può incontrare l’Amanita falloide?
In Italia e in Europa in generale, cresce spontaneamente in quasi tutto il territorio.
Anche in Nord America e in Australia è abbastanza diffuso.
Ma veniamo alla notizia principale. Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison (Stati Uniti) ha scoperto che il fungo killer sta cambiando le sue modalità riproduttive.
Sta creando nuove generazioni di funghi combinando i genomi tra loro e si sta spostando in altre aree. In che modo?
Una tecnica che facilita la diffusione del fungo
In pratica, gli studiosi hanno realizzato che l’A. phalloides può produrre spore utilizzando i cromosomi di un singolo individuo.
La scoperta si è basata sullo studio dei genomi di 86 funghi, raccolti in California dal 1993 e in alcune parti d’Europa dal 1978.
Alcuni di essi, raccolti nel 2014, in due zone diverse, mostravano lo stesso materiale genetico (si tratta dello stesso fungo).
Altri mostravano differenze significative.
“Le diverse strategie riproduttive dei funghi mortali invasivi stanno probabilmente facilitando la sua rapida diffusione, rivelando una profonda somiglianza tra invasioni di piante, animali e funghi“, scrivono i ricercatori nel loro nuovo articolo.
Nessun bisogno di un partner per l’Amanita
I campioni raccolti hanno mostrato che il velenosissimo fungo può riprodursi sia sessualmente sia asessualmente per almeno 17 anni, e forse fino a 30 anni.
Nello specifico, le spore asessuate si formano quando un fungo replica il proprio set di cromosomi in due pacchetti identici. Quelle sessuali si formano invece quando due genitori diversi donano ciascuno un insieme dei loro cromosomi alla loro prole.
Insomma, non hanno bisogno di un partner per riprodursi e per proliferare come “funghi”!
Amanita falloide immortale
Stando alla scoperta, ci troveremmo davanti a una sorta di specie “higlander” che si replica attraverso un ciclo di vita infinito.
Come porre rimedio?
Una volta capite le dinamiche di diffusione, gli scienziati potranno mettere in campo una serie di strategie atte a contenere il più possibile ogni rischio.
Fonti
bioRxiv.