Gli scienziati utilizzeranno il principio attivo di psilocibina e altri allucinogeni per sintetizzare sostanze in grado trattare le malattie mentali. È possibile eliminare gli effetti collaterali pur mantenendo i benefici terapeutici?
Allucinogeni: un “viaggio psichedelico” terapeutico
Milioni di americani affrontano quotidianamente problemi di salute mentale e, secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), siamo di fronte a un urgente bisogno di nuove terapie.
A metà del XX secolo, furono condotte svariate ricerche sulle sostanze allucinogene, considerate efficaci nel trattamento di tali disturbi.
Esse tuttavia naufragarono per via delle leggi antidroga.
Oggi le cose stanno cambiando e c’è una crescente accettazione, da parte del mondo della medicina tradizionale, per le potenzialità della terapia psichedelica.
Un corpus di ricerche sempre più ricco sui benefici terapeutici dei composti allucinogeni, ha generato entusiasmo tra alcuni psichiatri e investitori.
Da qui è nata una nuova ricerca. Condotta da Matthew Johnson, esperto in droghe psichedeliche del John Hopkins Medicine di Baltimora, Maryland, essa sta studiando gli effetti della psilocibina e di altri allucinogeni, su pazienti affetti da depressione o dipendenza.
Le sostanze psichedeliche comprendono droghe come il dietilamide dell’acido lisergico (LSD), l’ayahuasca, la mescalina, entactogeni, una classe correlata che include la metilendiossimetamfetamina (MDMA) e altre sostanze che alterano lo stato di coscienza.
Create per le piante, nocive per l’uomo?
Prima di addentrarci nei dettagli dello studio, è utile spendere qualche riga sulle sostanze in oggetto.
Sebbene alcune (come l’LSD), siano state sintetizzate in laboratorio, la maggior parte di esse proviene direttamente dalla natura e si sono evolute per proteggere le piante, ad esempio scoraggiando i predatori.
«Da sempre l’industria farmaceutica trae ispirazione dalla natura per poi ricreare le sostanze in laboratorio rendendole più sicure, più efficaci, con meno effetti collaterali e più facili da preparare».
A spiegarlo è Joseph Tucker, CEO di Enveric Biosciences, una start-up di Cambridge, in Massachusetts.
Un esempio su tutti è l’aspirina, realizzata a partire da un composto che si trova nella corteccia dei salici.
Un test dimostra l’efficacia degli allucinogeni
Per dimostrare l’efficacia degli allucinogeni, gli scienziati hanno reclutato dei volontari affetti da grave depressione.
La sperimentazione clinica si è svolta in 22 siti negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e in sette paesi in Europa.
Prima di iniziare il test, tutti i partecipanti allo studio sugli antidepressivi hanno dovuto sospendere i farmaci utilizzati.
Ciò si deve al fatto che, il trattamento psichedelico non funziona sulle persone che stanno assumendo attivamente antidepressivi.
I pazienti hanno poi assunto due dosi di psilocibina, sotto stretta supervisione, accompagnata da psicoterapia di supporto.
Risultato a breve termine del test sugli allucinogeni
Dopo un paio di sessioni, gli esperti sono riusciti a identificare un trattamento efficace e duraturo per un’ampia gamma di malattie mentali, tra cui depressione, ansia e dipendenza.
Un altro risultato notevole dello studio è stata l’immediatezza dell’effetto che la psilocibina aveva sui pazienti – di solito già il giorno successivo.
Risultati a lungo termine
Un anno dopo, il 58% di loro era ancora in remissione. Altri risultati positivi sono stati riscontrati in casi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) con l’MDMA (conosciuto anche come ecstasy o Molly).
Gli esami di imaging hanno infatti mostrato che la droga favorisce la ricrescita di parti di alcuni neuroni cerebrali che lo stress aveva ridotto, secondo quanto riportato dai ricercatori nella rivista scientifica Molecular Psychiatry.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.
Psilocibina: un fungo inadatto ai malati di cuore
Secondo gli studiosi, i pazienti che soffrono di problemi cardiaci vanno tuttavia esclusi da questo tipo di trattamento, perché il principio attivo dei cosiddetti “funghi magici”, potrebbe potenzialmente danneggiare il cuore.
Altri effetti collaterali degli allucinogeni sono: nausea, secchezza delle fauci, bruxismo, svenimenti o aumenti improvvisi della pressione sanguigna.
E ancora, mal di testa, affaticamento e vertigini hanno afflitto il 77% dei partecipanti allo studio e si sono verificati a tutti i livelli di dosaggio.
Un piccolo numero di persone in tutti e tre i gruppi di dosaggio ha avuto inoltre pensieri suicidi o autolesionisti durante il periodo di follow-up di 12 settimane.
Come ovviare agli effetti collaterali
Se è vero che la psilocibina può rivelarsi efficace nel trattamento alcuni tipi di malattie mentali, i suoi possibili effetti collaterali hanno ovviamente destato una certa preoccupazione.
Per tali motivi, le società biotecnologiche e le case farmaceutiche, stanno cercano di creare, attraverso una serie di test condotti sugli animali, delle molecole che migliorino quelle già presenti in natura.
«Anche se dobbiamo ancora condurre studi più estesi e definitivi, appare sempre più chiaro che i medicinali psichedelici possono portare enormi vantaggi a chi soffre di depressione, dipendenza e altri comuni disturbi».
Questo il commento di Christopher Pittenger, direttore dello Yale Program for Psychedelic Science.
Nuovi studi sugli allucinogeni
Come accennato, gli allucinogeni possono impiegare una o due ore prima di avere effetto, e a quel punto l’esperienza persiste.
Con l’LSD, il trip dura circa dieci ore, con la psilocibina dura sei ore. Dal momento che si tratta di un arco temporale troppo lungo, durante il quale non è possibile rimanere sotto l’assistenza attiva di un professionista sanitario, i ricercatori stanno cercando di sintetizzare nuove molecole in grado di agire più velocemente.
Un aiuto dall’intelligenza artificiale
Alcune aziende si stanno affidando all’intelligenza artificiale (IA), per testare le molecole più adatte.
Nella maggior parte dei casi, le sostanze psichedeliche classiche attivano nel cervello una classe di recettori della serotonina, detti 5-HT2A. Ma all’interno del gruppo delle molecole in grado di stimolare questi recettori, ciascuna di esse provoca reazioni biochimiche uniche che possono scatenare o evitare gli effetti collaterali.
Uno dei programmi di intelligenza artificiale ha chiesto ai computer di identificare, in un ampio database di sostanze, molecole dalle proprietà psichedeliche.
Successivamente, esse sono state messe a confronto con i 230 composti scoperti alla metà del XX secolo dal famoso biochimico Alexander Shulgin, che ingeriva personalmente ogni sostanza, per valutarne gli effetti allucinogeni.
April19 ha individuato quasi 200 di questi composti nel giro di pochi giorni, afferma Suran Goonatilake, cofondatore, nonché professore di intelligenza artificiale dell’University College London.
April19 ha inoltre valutato i 500 composti precedentemente identificati in una sorta di “database” di sostanze potenzialmente allucinogene. In questo modo, si è riusciti a restringere il campo dei potenziali farmaci, fino a trovare quelli più idonei.
Insomma, l’IA sarebbe in grado di prevedere alcune di queste interazioni ed evitare pertanto gli effetti collaterali.
Gli ambiziosi obiettivi degli studiosi
I risultati dello studio potrebbero essere un segnale incoraggiante per i 16 milioni di americani affetti da depressione e altri disturbi.
Ovviamente, sono necessari ulteriori studi sulla materia. Affinché l’LSD possa diventare un trattamento in microdosi accettato, le case farmaceutiche dovranno infatti sviluppare una formulazione standard, il cui dosaggio possa essere personalizzato e che non si degradi con il passare del tempo, come invece accade con l’LSD.
In ogni caso, i ricercatori prevedono di ottenere l’approvazione per il trattamento a base di allucinogeni dalla FDA (Food and Drug Administration) statunitense nei prossimi anni.
Fonti
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