L’agricoltura verticale è un sistema alternativo di coltivazione che consente di sviluppare la stessa direttamente nei centri abitati. Di cosa parliamo?
Agricoltura verticale: le fattorie urbane
L’inquinamento, l’innalzamento delle temperature, l’incremento demografico e molti altri fattori, hanno influito negativamente sulla qualità dell’agricoltura.
Gli esperti in materia hanno pertanto studiato dei sistemi “alternativi” per ottimizzare il settore agricolo. Da qui è nata l’idea dell’agricoltura verticale”, che consente di coltivare “fuori suolo” grazie alla tecnologia.
Cosa significa?
In pratica si tratta di costruire delle serre all’interno di edifici a più piani, con l’obiettivo di aumentare la produttività, utilizzando meno acqua e suolo.
Insomma una via di mezzo fra l’agricoltura e l’architettura, tanto che uno dei sinonimi di questa tecnica è “Agritecture”. Entriamo nel dettaglio.
Quando è nato il concetto di agricoltura verticale
L’idea di costruire delle fattorie urbane “verticali” era già balenata ai primi del Novecento. Basti pensare ai celebri fumetti di A.B. Walker pubblicati su Life Magazine nel 1909.
A parlarne per la prima volta in termini dettagliati fu tuttavia il professore emerito di microbiologia e salute pubblica Dickson Despommier, nel libro “The Vertical Farm: Feeding the World in the 21st Century” del 2008.
Dopo di lui, il biologo canadese John Todd, fautore della “fattoria integrata”, riprese il concetto nel suo libro “Progettare la natura” (1984), in cui proponeva l’idea di un edificio ecosistemico creato artificialmente.
Le prime vere vertical farm, tuttavia, sono state realizzate solo agli inizi del 2000, in Giappone e nel Sud-Est Asiatico, anche se più che altro avevano un carattere sperimentale. Scopriamo alcune tecniche.
Agricoltura fuori suolo: il sistema idroponico
Il cosiddetto “sistema idroponico”, prevede la coltivazione delle piante in strutture ipogee verticali, a partire dalla ricostruzione del loro habitat naturale. L’intero processo di coltivazione avviene in un ambiente chiuso, completamente controllato ed indipendente da quello esterno, nel quale vengono controllati tutti i parametri ambientali (temperatura, umidità, CO2, luce, ecc..)
Le piante non hanno bisogno di fertilizzanti, ma solo di pochissima terra e acqua, quest’ultima ricca di sostanze nutritive.
Inoltre, l’uso dell’illuminazione a LED consente agli agricoltori di coltivare tutto l’anno in qualsiasi clima, fornendo dei prodotti sempre freschi ai consumatori.
Dulcis in fundo, anche i costi della logistica e dei trasporti sono notevolmente ridotti.
Dettagli sulla tecnica
Le piante si mettono inizialmente in un terreno di coltura. Qui, una pompa ad aria spruzza la soluzione ricca di acqua e sostanze nutritive, iniziando dai filari più alti. La forza di gravità la fa poi defluire verso il basso, fino a raggiungere le radici.
Infine, l’acqua utilizzata torna al serbatoio e il ciclo continua.
Agricoltura e sistema acquaponico
Un altro sistema è quello “acquaponico”. Esso utilizza l’acqua contenuta in una vasca per pesci. In questo modo, anche gli animali acquatici possono godere dei vantaggi di un’acqua energizzante.
Su verticalfarmitalia si legge “Il principio di funzionamento di un impianto acquaponico è molto simile a quello idroponico con due sostanziali differenze: la prima la sostituzione del serbatoio della soluzione nutritiva con una o più vasche per l’allevamento ittico; mentre la seconda è l’aggiunta di un filtro biologico (in parte costituito anche dal substrato di coltivazione) in cui si formerà la colonia di batteri nitrificatori che decomporranno in nitrato le secrezioni dei pesci.
Pur funzionando come un sistema senza suolo e dipendente dall’acqua, offre vantaggi nel consumo di risorse rispetto all’agricoltura tradizionale”.
Conclusioni
Meno spreco di acqua e di terra, prodotti freschi tutto l’anno e meno costi per il trasporto e lo stoccaggio. Sembra tutto bello.
Peccato che i costi siano più elevati rispetto a quelli del contadino o del supermercato. Considerato che la realizzazione di una serra impiega quasi due anni ad entrare in attività tra progettazione, permessi, terreno ecc. Hardware e software, per gestire il tutto non sono certo economici.
Il dilemma è dietro l’angolo. Meglio l’orticello casalingo o la nuova sfida tecnologica?