L’acqua gassata scarseggia nei supermercati. A Torino è difficile trovarla. Quello che i fornitori avevano annunciato è diventato realtà. Nel prossimo futuro, se il problema non sarà risolto, potrebbero mancare anche le bibite che più conosciamo.
Acqua gassata, schizza il prezzo dell’anidride carbonica
La causa è da attribuire alla mancanza di anidride carbonica. Molto spesso l’acqua frizzante non è così in natura, ma viene appunto trasformata dalle aziende. Il prezzo dell’anidride carbonica in questo ultimo periodo è cresciuto di 7 volte. Per le cisterne che prima venivano pagate 3mila euro, ora servono 21mila euro.
Indipendentemente dal prezzo è comunque difficile reperire il gas e quindi le società si trovano in difficoltà. Il primo a lanciare l’allarme è stato, un mese fa, Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Acqua Sant’Anna.
L’azienda ha annunciato che non garantirà la fornitura di acqua frizzante per il mese di agosto, ma la crisi potrebbe protrarsi anche a settembre.
Anidride carbonica usata anche nel settore sanitario
L’anidride carbonica non è utilizzata soltanto per rendere l’acqua frizzante, ma trova applicazione in diversi settori. Nel settore alimentare serve a spillare la birra e altre bevande, conservare più a lungo il cibo e a refrigerarlo.
Viene anche usata nel settore agricolo. Nelle serre, per favorire la crescita di alcune piante, e negli allevamenti, per stordire gli animali prima della macellazione.
Il suo utilizzo più importante è sicuramente quello sanitario. Qui si usa per sterilizzare gli strumenti e per diversi esami diagnostici. Proprio a questo settore le aziende hanno deciso di dare priorità, considerato che a causa dell’inflazione, i costi delle materie energetiche continuano ad aumentare.
Aumento dell’inflazione
Alla base dell’aumento dell’inflazione ci sono varie cause, tra queste il blocco delle materie prime, i costi della logistica, i rincari energetici, ma anche i fattori climatici e ambientali. Le conseguenze le stanno già pagando le famiglie.
Secondo i dati medi riportati dall’Ocse, con un nuovo rafforzamento al 10,3% a giugno, l’inflazione media dei paesi che aderiscono all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha toccato il massimo da 34 anni a questa parte (dal giugno del 1988), facendo seguito al 9,7% registrato dall’inflazione a maggio.
Il rialzo ha colpito i beni alimentari (+13.3%) e l’energia (+40,7%).
Sulla questione più specifica dell’acqua ha concluso Bertone: “Così l’acqua gassata rischia di finire. Una volta finiti gli stock nei magazzini di supermercati e discount, non ci saranno più bottiglie in vendita”.
Questo va ad aggravare la crisi del settore, già provata dalla siccità che quest’anno non sta lasciando scampo anche agli agricoltori.