L’Ona – Osservatorio nazionale amianto e il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, si spendono ogni giorno per contribuire alla bonifica del territorio nazionale e per combattere l’abbandono dell’amianto. I siti contaminati sono un milione in tutta Italia, ma a questi vanno ad aggiungersi le discariche abusive e i piccoli abbandoni di materiale contenente asbesto.
Ogni giorno in Italia ci sono varie segnalazioni di “furbetti” che, invece di contattare ditte specializzate per risparmiare mettono a rischio la propria salute e quella degli altri.
Non solo, però. L’abbandono dell’amianto e dei rifiuti in generale è un reato penale e chi lo commette rischia, oltre a multe salatissime anche il carcere. Vediamo quali sono le norme che regolano e sanzionano questo tipo di abusi.
Abbandono amianto, vietato il trasporto non autorizzato
Il nostro ordinamento vieta in primo luogo il trasporto di rifiuti pericolosi (e quindi anche l’amianto) in assenza delle prescritte autorizzazioni. Per questo reato, delineato dell’articolo 256 comma 1, del Decreto legislativo 152 del 2006, è previsto il carcere da 6 mesi e fino a 2 anni e una sanzione pecuniaria da 2.600 euro fino a 26mila. Ai sensi dell’articolo 260 ter comma 4 dello stesso decreto chi viene condannato subisce anche la confisca del mezzo.
L’abbandono di rifiuti pericolosi è punito, invece, con una sanzione che può variare da 600,01 a 6.000,01 euro. Lo stabilisce l’articolo 255 comma 1 del Decreto Legislativo 152/06.
Chi scopre materiali in amianto nella propria abitazione o nella propria industria per smaltirli deve chiamare una ditta specializzata inclusa in apposite liste. E’ importante infatti che questi lavori vengano effettuati da operai ben formati per evitare ogni rischio e dotati di speciali dispositivi di protezione.
Bonifiche amianto: evitare che la strage continui
Le bonifiche dall’amianto sono fondamentali per evitare quello che il presidente dell’Ona chiama la strage silenziosa. Migliaia di casi ogni anno di vittime dell’asbesto dovute a esposizioni a questo materiale cancerogeno avvenute anche 30 o 40 anni prima.
Un fenomeno che l’avvocato Bonanni ben descrive nel “Libro bianco delle morti da amianto in Italia – ed. 2022“. I casi di mesotelioma sono registrati, invece, ogni anno dall’Inail che è arrivata a pubblicare il VII Rapporto ReNaM. Vittime inconsapevoli che potevano essere evitate. La cancerogenicità dell’amianto è nota già dagli anni ’40, ma già prima era evidente che un numero troppo alto tra gli operai che lo maneggiavano si ammalava e moriva.
Smaltire questi materiali in sicurezza allora è dettato dalla legge, ma anche dalla volontà che questa storia non debba ripetersi. La tutela dell’ambiente spetta ad ognuno di noi.